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giovedì, 28 Marzo, 2024

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Dieci anni dalla morte di Graziella Lonardi Buontempo: un documentario la racconta

Riproponiamo un articolo del direttore di Angelipress Paola Severini Melograni uscito dieci anni fa su Dagospia in occasione della mote di Graziella Lonardi Buontempo, collezionista d’arte e mecenate italiana. Su di lei, sabato e domenica prossimi, sarà presentato un documentario in occasione della 15ª edizione della Festa del Cinema di Roma, con la regia di Gabriele Raimondi e intitolato Donna di quadri; si potrà vedere su Sky Arte domenica 1º novembre alle 21,15. Ne ha scritto su Il Giornale Giordano Bruno Guerri in questo articolo: https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/donna-quadri-che-pescava-sempre-bene-nel-mazzo-dellarte-1898025.html

Da Dagospia: “In morte di un’amica”

Aver conosciuto una Graziella può servire a pareggiare il conto con la disgrazia di sopportare ogni giorno la presenza di centinaia di povere sciagurate che sono state designate in parlamento o che parlano a vanvera in televisione, o addirittura ricoprono ruoli dirigenziali nei luoghi deputati alla cultura.

Domani, 22 dicembre, a Napoli, alle 10,30, nella chiesa della piazzetta dell’Ascensione, gli amici si riuniranno per salutare Graziella Lonardi Buontempo, una delle poche donne straordinarie di questo nostro sfortunato Paese.

Per coloro che amano l’arte contemporanea, Graziella rappresentava, insieme a Palma Bucarelli, la “strada verso la modernità, il contemporaneo, il futuro”; personalmente non avevo mai conosciuto una persona più giovane, più curiosa più innovatrice di questa ragazzina di 82 anni; sempre pronta a sorprendersi e a sorprenderci di fronte alla scoperta di un nuovo artista, che veniva da lei trattato con la stessa principesca ospitalità, si trattasse di un pittore “di strada”o di Andy Warhol.

MECENATE, nel vocabolario significa: protettore munifico delle arti e degli artisti; Graziella proteggeva davvero tutti coloro che scopriva o che si lasciavano scoprire da lei e nel contempo diveniva riferimento e amica per sempre di tutti coloro nei quali intravedeva una scintilla di generosità e di talento: moltissimi, in Italia e all’estero le debbono successo e notorietà, e, forse, senza il suo aiuto e il suo lavoro, ininterrotto negli ultimi cinquant’anni, tanta parte della cultura italiana del ‘900 non avrebbe avuto diritto di cittadinanza.

Per uno strano miracolo, visto che in questi ultimi anni Graziella, come molti di coloro che fanno e che hanno fatto cultura vera qui da noi,non hanno avuto udienza nei palazzi de potere e meno che mai in quelli deputati all’uopo (leggi Ministero dei Beni culturali), per un vero inaspettato e portentoso evento, lo scorso gennaio, a Roma, c’era stato un importante omaggio al suo lavoro e un riconoscimento alla sua vita attraverso la mostra al museo Macro: “A roma la nostra era avanguardia”; e anche molti di coloro che non la conoscevano, che non sapevano quanto tutti noi le siamo e le saremo debitori, hanno potuto-almeno iniziare a scoprirlo.

Mentre scrivo mi rendo conto che non riesco ancora a pensare di non poter alzare più il telefono e non sentire quel delizioso intercalare napoletano, un po’ strascicato: “Amore, come stai” e la sua inconfondibile voce, e il suo modo di porsi, lei che con estrema leggerezza inseriva nella chiacchierata cose vere, cose importanti, con la delicatezza e insieme l’umiltà di una vera signora.

E’ davvero molto molto difficile scrivere in morte di un’amica così, di una italiana tanto speciale, di una napoletana talmente globale, che pure l’Europa le andava stretta; di una donna che ad una età incredibile era ancora sicura e cosciente del fascino che emanava, tanto da catturare qualsiasi interlocutore e farlo diventare un suo partigiano per sempre: quelli intelligenti però, perchè purtroppo, con gli stupidi, come scrive Asimov, “neanche gli dei possono nulla”; e questa Italia gretta, meschina, incapace di sognare, è fatta di milioni di stupidi, che non hanno avuto l’onore e la gioia di condividere un bicchiere di vino e una salsiccia con la finocchiella di Capri assieme all’ultima grande vera Signora dell’arte.

Paola Severini

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