25.3 C
Roma
domenica, 8 Settembre, 2024

fondato e diretto da Paola Severini Melograni

AI, automazione e innovazione tecnologica: 10 milioni dal Fondo Repubblica Digitale per i lavoratori a rischio

C’è tempo fino al 4 agosto per partecipare al bando “In progresso” che sosterrà progetti per formare all’uso di nuove tecnologie. Info su fondorepubblicadigitale.it

L’innovazione tecnologica, come l’intelligenza artificiale e l’automazione stanno cambiando il modo di lavorare creando potenziali mismatch. L’Italia purtroppo è tra i Paesi con il più alto tasso di skill mismatch in Europa: lo skill-gap che ne deriva si traduce nell’incapacità di acquisire, entro i tempi della transizione tecnologica, le stesse abilità complesse che svolgerebbe un robot al nostro posto.

Un recente studio dell’Università di Trento conferma che nei prossimi 15 anni la quota di lavoratori e lavoratrici ad alto rischio di sostituzione tecnologica si attesterà tra il 33% (7,12 milioni di persone) e il 18% (3,87 milioni), se si considerano rispettivamente le professioni automatizzabili o le singole mansioni. Nel nostro Paese le professioni ad alto rischio di automazione interessano diversi settori: trasporti e logistica, supporto d’ufficio e amministrativo, produzione, servizi e settore della vendita.

Con l’obiettivo di accrescere le competenze digitali dei lavoratori con mansioni a forte rischio sostituibilità a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica, il Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale ha pubblicato il bando “In progresso”.

“Il Fondo mette a disposizione 10 milioni di euro per sostenere progetti che mirano a garantire le condizioni di permanenza nel mondo del lavoro e migliori opportunità professionali per quei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro per l’introduzione di sistemi di automazione e per l’innovazione tecnologica, come l’I.A” illustra Giorgio Righetti, Direttore generale del Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale.

Anche il rapporto Today Istat su Cittadini e competenze digitali pubblicato oggi, conferma che meno della metà degli italiani tra i 16 e i 74 anni nel 2021 aveva competenze digitali di base, un dato che si attesta al quart’ultimo posto in Ue. Più indietro rispetto all’Italia (45,7%) solo la Romania con il 27,8%, la Bulgaria (31,2%), e la Polonia (42,9%). La Finlandia (79,2%) e l’Olanda (78,9%) già nel 2021 presentavano valori quasi in linea con il target dell’Europa fissato per il 2030: l’80%. Per raggiungere l’obiettivo il nostro Paese dovrà far registrare nei prossimi anni un incremento medio annuo di 3,8 punti percentuali.
Inoltre, sempre più aziende e istituzioni si aspettano che la maggior parte dei loro lavoratori possieda competenze digitali di base e/o avanzate, così da stare al passo con gli sviluppi del progresso in ambito tech, restare competitive sul mercato e favorire migliori condizioni economiche e sociali per le comunità. Tutto ciò rende necessaria un’azione di adeguamento del know-how attraverso azioni di upskilling dei lavoratori, con percorsi di formazione sulle competenze digitali e trasversali per svolgere le mansioni a più alto valore aggiunto in via complementare agli strumenti forniti dall’innovazione tecnologica.

“Facciamo degli esempi concreti. Al bando possono partecipare soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro e aziende: la loro adesione, attraverso il coinvolgimento dei loro lavoratori è di fondamentale importanza. Queste, se medie o piccole, possono individuare intere filiere o comparti in comune all’interno dei quali è prevista l’introduzione di una nuova tecnologia, che produce una trasformazione all’interno dei processi di produzione. Questa trasformazione, per essere vissuta come un’opportunità, necessita di azioni di riqualificazione del personale. Un altro esempio potrebbe riguardare la trasformazione di mansioni d’ufficio, come l’amministrazione, il marketing, le vendite, anch’esse in profonda trasformazione per l’innovazione tecnologica” continua il Direttore Righetti.

“L’intelligenza artificiale, l’innovazione tecnologica e l’automazione sono una grande opportunità di cambiamento e crescita per le imprese. Come tutte le fasi intermedie e di passaggio – commenta Giovanni Fosti, Presidente del Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale – anche quella che stiamo vivendo comporta per manager e dipendenti, la necessità di migliorare le proprie capacità di utilizzare questi strumenti. È necessario mettere al centro le persone, investire nella loro formazione, nell’aggiornamento delle competenze e dare opportunità di riqualificazione ai lavoratori a seguito del progresso tecnologico. Puntare su questo obiettivo di crescita significa, per noi, lavorare anche sull’emergenza disuguaglianza, che crea ingiustizia e la amplifica, deprimendo le occasioni di sviluppo. In questo nostro tempo, l’accesso alle opportunità passa soprattutto dalla formazione e, in particolare, quella in ambito digitale”.

C’è tempo fino al 4 agosto, per soggetti pubblici e privati senza scopo di lucro e per le aziende, per partecipare attraverso il portale Re@dy (www.portaleready.it).
Per tutti i dettagli relativi alla partecipazione al bando “In progresso” si può consultare il sito fondorepubblicadigitale.it.

COS’È IL FONDO PER LA REPUBBLICA DIGITALE. Per accompagnare l’Italia verso la transizione digitale, ispirandosi all’innovativa e positiva esperienza di partnership tra pubblico e privato sociale del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è nato il Fondo per la Repubblica Digitale, istituito con il decreto legge n. 152 del 6 novembre 2021, convertito con modificazioni dalla legge n. 233 del 29 dicembre 2021. Si tratta di una partnership tra pubblico e privato sociale (Governo e Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio – Acri), che si muove nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e dall’FNC (Fondo Nazionale Complementare). In via sperimentale per cinque anni (fino al 2026) il Fondo stanzia un totale di 350 milioni di euro. Sarà alimentato da versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria. Il Fondo pone un forte accento sulla valutazione d’impatto dei progetti finanziati. La valutazione mira ad individuare quei progetti che si dimostreranno più efficaci ed efficienti nell’accrescimento delle competenze digitali e nell’occupazione effettiva dei beneficiari.

ARTICOLI CORRELATI

CATEGORIE

ULTIMI ARTICOLI