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sabato, 20 Aprile, 2024

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Lettera al Ministro della Giustizia di Paolo Cendon

Gent. Ministro Nordio,

vanno moltiplicandosi, da qualche tempo, le denunce di malpractice nel funzionamento dell’Amministrazione di Sostegno.

Non si tratta soltanto delle trasmissioni delle Jene, ma anche (a) di accuse che giungono da varie parti nel paese, (b) di neo-associazioni di familiari indignati circa l’applicazione della legge, (c) di convegni sempre più frequenti, polemici verso la giustizia e i magistrati, (d) di social furiosi contro gli amministratori di sostegno, contro gli avvocati in generale.

I quotidiani segnalano periodicamente situazioni di circonvenzione di incapace, spesso svolgentisi sotto l’ombrello dell’AdS,.

Si tratta di malefatte o disguidi da non sopravvalutare: alcuni rimproveri appaiono senza dubbio infondati, come ho potuto verificare io stesso per il ‘’caso Gilardi’’.  I toni  sono sovente sovreccitati, le ricostruzioni capziose.

Alcune delle accuse corrispondono però alla realtà, purtroppo!  Nel segno del dolo o della colpa, dipende.

Di inconvenienti non ne mancano alla base. Giudici tutelari con troppe pratiche da seguire, avvocati che assistono contemporaneamente 50 beneficiari (!), l’interdizione che prospera ancora nei tribunali, indennità troppo basse, semi-inesistenti, oppure esageratamente alte, familiari tagliati fuori troppo drasticamente dalle procedure, decreti giudiziali emessi in fotocopia, senza le dovute personalizzazioni, scarsi controlli sui rendiconti, e così via.

Sarebbe bene, a mio avviso, fare al più presto qualcosa di ‘’ufficiale’’, di concreto, onde arginare diffidenze e sospetti.

C’è il rischio che la gente ‘’sprovveduta’’, incline   a ‘’fare di ogni erba un fascio’’, perda altrimenti fiducia nel diritto; che non faccia più ricorso al Giudice tutelare, che non collabori più, si agiti scompostamente – con danni anzitutto per gli esseri fragili da proteggere.

Per quanto posso consigliare io, nella mia veste di ‘’padre della legge’’, nonché di coordinatore scientifico (Bonafede) e poi presidente (Cartabia) del ‘’Tavolo nazionale sui diritti delle persone fragili’’, presso il Ministero della Giustizia, suggerirei che il Tavolo in questione venisse riattivato quanto prima.

Col mio saluto più cordiale

Paolo Cendon 

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