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martedì, 23 Aprile, 2024

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Umberto Piersanti: “Alcuni intellettuali italiani rischiano di essere complici dell’aggressore”

A colloquio con il poeta di Urbino che, sull’aggressione di Putin all’Ucraina, evidenzia la triste tradizione culturale del nostro Paese, l’unico in Europa dove ci si consente il né-né

di Davide D’Alessandro, su Huffington Post

Quando parla un poeta, le bombe dovrebbero tacere. Quando parla Umberto Piersanti, tra i maggiori poeti italiani, pluripremiato nel 2021 con Campi d'ostinato amore, l'augurio è che si plachino almeno le dichiarazioni di filosofi, storici, professori, intellettuali, politici, che di qua e di là, da sinistra e da destra, non riescono a nascondere il settarismo, la malafede, l'antiamericanismo in servizio effettivo permanente, e che, di converso, si alzino le voci rimaste finora miserabilmente mute.

Il poeta d'Urbino, 81 anni, non smette di perdersi tra i favagelli, non smette di cogliere dentro la natura il respiro e il profumo del mondo, ma non può esimersi dal tendere l'orecchio verso ciò che stride con la verità, verso il furore ideologico che non muore.

Caro Umberto, conoscendoti da tanti anni, so che di fronte a certe affermazioni non puoi provare che sdegno. O no?

“Impotenza, sdegno e, se non bastano, molti brividi lungo la schiena. Com’è possibile affermare, penso a Donatella Di Cesare, che è in corso una guerra tra due Stati? Io vedo un’aggressione totale, assoluta e senza giustificazione alcuna della Russia contro l’Ucraina, di Putin contro Zelensky. Chiamiamo le cose con il loro nome. C’è un aggressore e c’è un aggredito, che ha deciso di difendersi sul campo, non in un salotto televisivo. Sono gli ucraini, soltanto gli ucraini, a dover decidere se arrendersi o meno. La pelle ce la stanno mettendo loro. Impedire agli ucraini di difendersi, senza inviare loro aiuti, non è pacifismo, ma complicità con l’aggressore. Del resto, sono abbastanza anziano per non ricordare i cosiddetti primi pacifisti, nomati partigiani per la pace, che protestavano sempre per le bombe americane, mai per quelle degli altri”.

Ritieni che ci sia una tradizione culturale di riferimento dura a morire?

“Certamente. Sul Vietnam ricordo inviti caldi e pressanti ad andare in soccorso dei poveri vietnamiti, ma l’avversario era l’America, non Putin. E che dire della Cambogia? E che dire delle Isole Falkland? Un noto poeta italiano, ideologicamente armato, invitava a soccorrere l’Argentina per abbattere gli inglesi, quando di argentino in quella terra non c’era alcunché. Guarda che soltanto in Italia, e in nessun altro paese europeo, esiste lo slogan ‘né con la Nato, né con Putin’. Purtroppo, somiglia a un altro terribile slogan: ‘Né con lo Stato, né con le Br’. Sono dichiarazioni figlie di una tradizione della sinistra spiccatamente antiamericana e antioccidentale. Per questi signori andavano bene Pol Pot e Khomeyni. Hanno sempre appoggiato i tiranni, purché fossero contro l’America. Quando Khomeyni vinse e lasciò Parigi per raggiungere la Patria, un gruppo di donne francesi protestò vivacemente contro di lui. Si beccarono l’acido addosso, ma il quotidiano l’Unità scrisse che con i costumi così liberi e sfrontati avevano offeso la sensibilità e le tradizioni del popolo di Khomeyni. La Muraro arrivò a dire di preferire i bambini afghani, che non potevano andare a scuola, alle donne americane che guidavano l’elicottero. Io non ho mai pensato che gli Stati Uniti fossero e siano il bene assoluto. Ritengo che abbiano diverse responsabilità ed esprimano diverse contraddizioni nello scacchiere globale ma, vivaddio, mi tengo alla larga da chi ritiene da sempre che siano il male assoluto”.

Qui l'intervsta completa: https://www.huffingtonpost.it/cultura/2022/03/14/news/umberto_piersanti_alcuni_intellettuali_italiani_rischiano_di_essere_complici_dell_aggressore_-8955557/?ref=HHTP-BH-I8955636-P7-S1-T1

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