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venerdì, 29 Marzo, 2024

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Maria Rita Parsi su caso Daniela Molinari

C’è una donna di 47 anni, malata di tumore, per la quale sarebbe necessario rintracciare una madre che non l’ha abortita ma, per nove mesi, l’ha portata in grembo, aspettando di lasciarla nelle mani delle suore che l’hanno aiutata a partorirla. Il profondo disagio – se non l’odio e il rifiuto – che ha accompagnato l’attesa di partorirla, costituiscono un “imprinting”, definitivo e sostanziale, che, insieme all’abbandono patito dopo il parto prima che altri si prendessero l’onore e l’onere di adottarla, la dice lunga sul tumore che oggi colpisce Daniela Molinari. Queste circostanze, ne sono scientificamente certa, hanno contribuito a fare di quel tumore l’espressione di un dolore e di un abbandono che quella donna ha patito già da quando è stata concepita. Sua madre si è resa irrintracciabile. Non ha voluto neppure che il suo nome, nonostante approfondite ricerche che sono state condotte per ritrovarla, fosse, in alcun modo individuato. E ora si rifiuta non soltanto di incontrare quella figlia, ma di sottoporsi al prelievo del sangue che potrebbe aiutarla a continuare a vivere.

Non ricorriamo a parole, quali “madre inumana”, che subito fioriscono sulla bocca di chiunque, di fronte a tanta omertosa crudeltà. Diciamo soltanto che attribuire al frutto vivente di qualcosa di traumatico per lei, o forse di vergognoso o drammatico o irraccontabile – qualcosa da rimuovere come il “peccato” di nascere non desiderati e considerati nemici di chi ci mette al mondo – è profondamente ingiusto e letale. Proprio come la storia del passato che a quella gravidanza ha dato l’avvio. Le ragioni per nascondersi, per eclissarsi in un modo così deciso, possono essere tante. Probabilmente – anzi, certamente – ricollegabili a un falso sè o alla speranza di rimuovere definitivamente il ricordo di un tempo del quale non si è stati protagonisti, ma vittime. Mi rivolgo, infine, poiché, come sempre, nessuno ne fa menzione, al padre che con il suo seme ha contribuito a tanto impietosa condizione. E oltre che alle donne nemiche delle donne, a lui rivolgo la domanda:”Chi sei? Dove sei?” E, ancora, “Non ti vergogni?” Perché questa è la vera, assoluta vergogna: mettere al mondo dei figli senza avere l’onestà e l’amore di prendersene cura. Perché il crimine che si sta perpetrando ai danni di Daniela è, oltre che di quella madre, anche e, forse, soprattutto, di quel padre.

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