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giovedì, 28 Marzo, 2024

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CEI, Nota sul ddl Zan: Troppi i dubbi, serve un dialogo aperto e non pregiudiziale

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi lunedì 26 aprile, coerentemente a quanto già espresso nel comunicato del 10 giugno 2020, nel quadro della visione cristiana della persona umana, ribadisce il sostegno a ogni sforzo teso al riconoscimento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza. Tuttavia, una  

legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo  con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna. In questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di vio lenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivi si da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così impor tante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative. L’atteggiamento che è stato di Gesù Buon Pastore ci impegna a raggiungere ogni  persona, in qualunque situazione esistenziale si trovi, in particolare chi sperimenta l’e marginazione culturale e sociale. 

Il pensiero va in particolare ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri  figli, che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze. Con Papa Francesco desideriamo ribadire che «ogni persona, indipendentemente  dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto,  con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni  forma di aggressione e violenza» (Amoris Laetitia, 250). 

Alla luce di tutto questo sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singola rità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna, e riconoscia mo anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle Scienze umane e  dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio. 

Auspichiamo quindi che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e  non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edifica zione di una società più giusta e solidale. 

 

La Presidenza della Cei 

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