Resilienza, determinazione, spirito di gruppo dentro e fuori dal campo. Il mondo delle donne raccontato da sei protagoniste nel secondo appuntamento digitale sulla pagina Facebook della DCPS programmato lunedì 8 marzo in occasione della Giornata Internazionale della Donna.
“Da chi ripartire se non dalle donne?”, è questo il titolo del webinar organizzato lunedì 8 marzo alle ore 15:30 nel secondo appuntamento live sulla pagina Facebook della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale tramite la piattaforma Cisco Webex Meetings nell’ambito delle iniziative ideate dalla DCPS per coinvolgere tutti i tesserati in percorsi alternativi alle competizioni calcistiche attualmente sospese.
Una conversazione aperta con sei protagoniste al femminile che si racconteranno per condividere frammenti della loro vita, che sia essa sportiva/professionale o di grandi battaglie personali e traguardi raggiunti. Testimonianze appassionate per conoscere meglio ed esplorare il mondo femminile in occasione della Giornata Internazionale della Donna e un momento di riflessione per approfondire tematiche importanti in un contesto leggero ma di spessore.
Storie di tenacia, spirito di gruppo e resilienza, imprescindibile in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, ma con la determinazione che il 2021 sia l’anno della speranza e della ripartenza. Sostantivi singolari femminili.
Prenderanno parte all’incontro Giusy Versace, Atleta paralimpica , Parlamentare Italiana e fondatrice della Onlus Disabili No Limits, Rebecca Corsi, Vice Presidente dell’Empoli FC e Presidente dell’Empoli Ladies e Norma Cinotti, centrocampista dell’Empoli Ladies; Chiara Antonelli , calciatrice della DCPS ( Metacoop) , Alessandra Bianchi , amministratore delegato del Padova Calcio e Paola Severini Melograni, giornalista, scrittrice e direttrice di Angelipress, nonché figura di riferimento per il terzo settore.
A moderare l’incontro saranno Silvia Campanella, firma di Tuttosport, con la partecipazione speciale della giornalista sportiva Monica Bertini.
Nel corso dell’appuntamento una piccola sorpresa di Giovanna Nina Palmieri, giornalista, conduttrice televisiva e inviata de Le Iene.
Il webinar è fruibile anche sul sito ufficiale https://dcps.figc.it
Il nostro direttore Paola Severini Melograni è stata intervistato dal quotidiano Avvenire sul Festival di Sanremo, Di seguito l'articolo.
Nella serata dei duetti canori, sul palco di Sanremo è andato in scena ieri sera un altro diverso duetto, a distanza eppure in assonante vicinanza. Note oltre il pentagramma e oltre la grammatica di uno show televisivo. Come sempre il Festival si apre a tutto e così il pubblico ha potuto ascoltare la toccante storia dell’ex ballerina (arte che ha dovuto abbandonare) e poi attrice Antonella Ferrari, simbolo della lotta e della resistenza a una subdola e invalidante patologia come la sclerosi multipla, anche in veste di madrina dell’Aism oltre che con la sua viva testimonianza attoriale. La tv, Antonella, la conosce bene avendo recitato in diverse fiction e film, da Centrovetrine a
Carabinieri, da La squadra a Un matrimonio di Pupi Avati. Così come conosce bene il palcoscenico, Ariston compreso. Lo ha conosciuto anche Donato Grande, impossibilitato a camminare fin dalla nascita e da sempre costretto a spostarsi grazie a una carrozzina, diventata elettrica dall’età di sei anni. Il suo “tutor” sanremese è stato ieri sera il prezzolato campione Zlatan Ibrahimovic, che finalmente ha potuto scendere idealmente anche sul suo più naturale terreno di gioco insieme all’ancora più Grande giovane campione di “powerchair football”. Storie esemplari, di straordinaria sofferenza e coraggio. Raccontate in diretta con partecipazione e assoluta forza, ma anche con il sempre imcombente rischio di una televisiva “esibizione” della sofferenza. Un confine assai labile, un terreno fragile, che necessità più che mai del miglior contesto possibile. E di ottimali sensibilità e professionalità. Cinque anni fa il Festival dette un grande esempio, invitando il maestro Ezio Bosso. Fu un momento di epocale svolta nel rapporto tra la disabilità e la sua dimensione pubblica.
«La Rai ha una specifica competenza sociale e un preciso dovere in tal senso che rientra nella più ampia funzione del servizio pubblico – spiega la giornalista, produttrice e conduttrice televisiva e radiofonica Paola Severini Melograni, attualmente in onda su Rai 2 con il programma sulla disabilità O anche no –. L’approccio al trattamento in chiave divulgativa di tematiche e problematiche particolarmente sensibili richiede possibilmente specifiche competenze e professionalità. In questo senso il mio faro è una frase chiave di san Giovanni Bosco: il bene bisogna farlo bene». Parlare di disabilità davanti a grandi platee televisive anche in contesti come il Festival di Sanremo non dovrebbe mai essere la eventuale classica foglia di fico, ma autentico sforzo e opportunità di assolvere a una funzione sociale grazie a una visione ad ampio raggio che risponde alla missione di servizio pubblico. Dieci mesi fa la risposta degli italiani è stata in questo senso eloquente in occasione della prematura scomparsa di Ezio Bosso, con l’unanime e nazionale moto di autentica condivisione di un dolore trasversale che era anche frutto della maturazione di una nuova e diversa coscienza individuale e collettiva.
Articolo di Massimo Iondini per Avvenire
Sul blog dell’Huffington Post il saggista Davide D’Alessandro scrive a proposito del nuovo saggio di Byung-Chul “La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite”, un libro che parla di come il mondo contemporaneo sia terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è così pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio, secondo Han, è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. E l’attuale pandemia, argomenta il filosofo tedesco-coreano, con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite, è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare. Attingendo ai grandi del pensiero del Novecento, Han ci costringe, con questo saggio cristallino e tagliente come una scheggia di vetro, a mettere in discussione le nostre certezze. E nel farlo ci consegna nuovi e più efficaci strumenti per leggere la realtà e la società che ci circondano.
D’Alessandro cita Borgna, Sbarbaro e infineil nostro editorialista Umberto Piersanti, «poeta d’Urbino, padre di Jacopo, figlio autistico che il 29 marzo compirà trentacinque anni. […] Jacopo, per dirla con Carl Delacato, è lo straniero dell’ultima frontiera, è il sorriso a strappi di un adulto che non sa. Nuota Jacopo, corre Jacopo. La sua vista non ha limiti. Il suo orizzonte è senza tempo, a lui che ha il dolore annidato dentro, è risparmiata almeno la cognizione del tempo, il dolore del tempo. Scrive il padre, oggi ottantenne, “il tempo ch’è passato / lo misuri dall’occhio che ti lacrima / e non sai / e il cuore ti trema se l’aspetti / ti tremano le mani / se la spogli”, il padre che conobbe la prima forma di dolore da bambino, il giorno in cui tornò a casa con un due in matematica. Lo stesso dolore lo rividi sul volto di mio figlio al secondo compito di matematica: “Papà, mi ha messo un altro quattro”. Nessuno come Piersanti mi ha consegnato l’immagine del graticcio per dire della humana conditio, del nostro limite, della nostra precarietà. Ma c’è Jacopo a ricordarcelo in ogni istante, a noi sazi di tutto e felici di niente, “ma ti debbo Jacopo ritrovare / così m’alzo / brancolo nella nebbia / ti cerco ancora”. Jacopo è la misura del nostro dolore. Portarlo nella mente e nel cuore, tenerlo accanto a noi, a noi che non è dato inseguirlo sul lungomare di Porto Sant’Elpidio, aiuta. È quel dolore che ci salva dal non averlo. Sapere di quel dolore. Il dolore di una vita in attesa della fine. Del dolore e della vita».
Per leggere l'articolo completo: https://www.huffingtonpost.it/entry/covid-e-morte-quanto-dolore-possiamo-accettare_it_6040e317c5b6d7794ae47992
Un ampio fronte di 200 organizzazioni nazionali e locali ha inviato una lettera aperta al Presidente Draghi, ai ministri della Transizione Ambientale e della Cultura, alla Commissione Europea e ai parlamentari di ogni schieramento per chiedere una rigorosa applicazione delle normative comunitarie sulle procedure di valutazione ambientale relative a piani e grandi progetti. Queste dovrebbero essere realmente connotate da trasparenza e partecipazione del pubblico nelle scelte come richiesto dall'Unione Europea e al contrario di quanto avviene in Italia.
Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.), Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) e Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.): si tratta di procedure ancora poco note al grande pubblico che invece dovrebbero essere centrali nella vita del paese visto che riguardano impianti energetici, raffinerie, gasdotti, porti, autostrade ecc..
Associazioni, comitati, reti di cittadini, da quelle nazionali come Friday For Future, Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, Italia Nostra e tante altre, alle reti "Per il Clima Fuori dal Fossile" e "Mamme da Nord a Sud" fino a una miriade di associazioni e comitati locali da tutte le regioni da anni impegnati sul territorio e che hanno esperienza diretta delle imbarazzanti procedure di VIA condotte dal Ministero dell'Ambiente, si sono ritrovate in questo appello che reclama garanzie per la tutela di diritti primari, da quello alla salute a quello della tutela del paesaggio, della biodiversità e del clima.
In Italia le grandi imprese, invece di affrontare la sfida di vedersi valutare pubblicamente i propri progetti come prevedono le leggi internazionali, vivono queste procedure come fastidiosi orpelli. È lì, invece, che si dovrebbe vagliare la qualità della progettualità di un paese. Continuano quindi a chiedere di stravolgere le regole in una continua gara ad abbassare l'asticella delle tutele, peraltro conducendo il paese a continui fallimenti. Basti pensare che le norme sulla V.I.A. sono cambiate nel 2017 con il D.lgs.104/2007 per introdurre la solita e vacua "semplificazione". La situazione è...peggiorata! Invece di trarre le dovute conseguenze nel 2020 si è pensato a introdurre altre modifiche nel DL "Semplificazioni", immediatamente da noi denunciate. Dopo pochi mesi proprio chi ha pensato di beneficiare di tali leggi ora grida al loro fallimento!
Recentemente il Presidente della Commissione VIA nazionale, il Dr. Atelli, ha ammesso candidamente e autorevolmente che l'ingorgo di 600 progetti attualmente in valutazione presso il Ministero dell'Ambiente - molti da diversi anni - è dovuto al fatto che anche i progetti fatti male, superficiali o incompleti, sono incredibilmente e irritualmente ammessi alla procedura invece di essere respinti subito.
Così perdono tempo tutti, dai cittadini interessati agli enti locali impegnati in estenuanti lungaggini. Un vero e proprio "accanimento" per usare le parole del presidente Atelli che spesso finisce con l'approvazione di progetti rattoppati a furia di integrazioni con i cittadini che presentano preziose osservazioni usati nei fatti come meri "correttori di bozze" svilendo così il rapporto con le comunità. Il 90% dei progetti alla fine ha comunque l'OK: viene da chiedersi come mai se hanno tali e tante criticità ammesse dagli stessi valutatori. Escono quindi pareri con decine o centinaia di prescrizioni che, secondo la Commissione Europea, sono un segnale di scarsa qualità di progetti che non avrebbero dovuto avere alcun seguito venendo respinti al mittente.
Addirittura da tempo associazioni e ricercatori segnalano inutilmente al Ministero casi spudorati di copia-incolla, strafalcioni, errori. Addirittura studi di impatto ambientale fatti attraverso foto e senza recarsi sul posto nonostante i progetti spesso valgano centinaia di milioni di euro. Per non parlare, poi, delle verifiche dell'ottemperanza di tali prescrizioni sui cantieri, che, quando va bene, vengono fatte da funzionari seduti a Roma sulle carte inviate dai proponenti. È ovvia la reazione dei cittadini che si vedono arrivare progetti che mettono a rischio la qualità della vita.
Il paradosso di questa corsa al ribasso è che a farne le spese sono alla fine i progetti meritevoli di attenzione che rimangono invischiati nelle lentissime e farraginose procedure ministeriali. Insomma, ci si chiede perché mai un'azienda dovrebbe puntare su una progettazione di qualità in queste condizioni.
Nella lettera aperta si avanzano numerose proposte, alcune delle quali già operative da anni in alcune regioni che paradossalmente sono più celeri nelle valutazioni della burocrazia ministeriale, a riprova che trasparenza e partecipazione e un dibattito maturo sono caratteristiche di un paese più civile e che le scorciatoie delle cosiddette semplificazioni falliscono clamorosamente quando hanno l'obiettivo di favorire i soliti noti che vedono nel solo profitto il loro orizzonte occultando le problematiche oggettive nascoste in troppi progetti.
Ad esempio, è letteralmente scandaloso che un punto cardine delle norme europee, la cosiddetta "inchiesta pubblica" sui progetti più controversi, prevista dal Testo Unico dell'Ambiente fin dal 2006, non sia mai stata attuata dal Ministero dell'Ambiente al contrario di diverse regioni che l'hanno avviata sugli interventi di loro competenza. Evidentemente, vista la qualità dei progetti, dobbiamo pensare che nelle stanze ministeriali si ritenga opportuno evitare qualsiasi dibattito pubblico.
Le proposte delle associazioni vanno dalla pubblicizzazione degli ordini del giorno della Commissione V.I.A. nazionale alla possibilità di fare audizioni, cosa prevista in alcune regioni (purtroppo ancora poche) e che garantisce in tempi certi un sereno confronto tra le parti, con i media che potrebbero approfondire ad horas i pro e i contro dei progetti in questione. Tutto a costo zero, tra l'altro. Necessario, poi, un controllo reale sul campo sui cantieri, che sia trasparente e partecipato. Indispensabile rivedere i pareri di opere approvate dieci anni fa che per un incredibile gioco di leggi e leggine hanno provvedimenti V.I.A. "highlander", senza scadenza, in palese contrasto con i principi comunitari visto che oggi le condizioni ambientali e sociali e le conoscenze scientifiche sono radicalmente cambiate. Nel DL "Semplificazioni", paradossalmente, invece di rafforzare le strutture esistenti e aprirle alla trasparenza, hanno pensato bene di introdurre una seconda commissione, per i progetti del Piano Clima Energia. Altra complicazione più che semplificazione, come ammesso oggi dal Presidente della Commissione V.I.A.. Noi l'avevamo detto; ai problemi complessi come quelli propri di una procedura come la V.I.A. se si risponde pensando di dare risposte di questo tipo alla fine il sistema va in tilt come puntualmente avvenuto.
Le associazioni come sempre sono aperte al confronto sulle regole: in un momento storico così delicato la partecipazione dei cittadini nelle scelte e la trasparenza sono fondamentali. Noi ci siamo.
L’evento in programma su Zoom sabato 13 marzo alle 9.30 è organizzato dall’Associazione Fondatori per una nuova Cultura del Volontariato AVO Torino, Associazione Volontari Ospedalieri, segnala il seguente evento dal titolo “Futuro dell'associazionismo socio-sanitario in Italia” per sabato 13 marzo 2021 ore 9:30 organizzato dall’Associazione Fondatori per una nuova cultura del volontariato (AFCV).
L’incontro ha lo scopo di favorire laggregazione e la creazione di reti tra le diverse Associazioni di Volontariato attive nel settore socio-sanitario e di raccogliere le diverse esperienze che queste Associazioni hanno messo, mettono e metteranno in atto, con particolare attenzione ai cambiamenti dovuti al COVID e ai diversi scenari e tipologie di fragilità su cui il volontariato socio-sanitario deve e/o dovrà porre particolare impegno e attenzione in futuro.
L’evento è rivolto alle associazioni di volontariato, ai volontari, ma anche a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell'associazionismo socio-sanitario, specie in questo periodo di pandemia, e che per questo vogliono elaborare possibili soluzioni alle criticità emerse prendendo spunto dalle risorse attivate con creatività nella realizzazione di nuovi progetti di aiuto e solidarietà sociale.
Per partecipare collegarsi al seguente link:
https://us04web.zoom.us/j/6447189207
meeting ID: 644 718 9207
password: 765979
Programma dell’evento
Ore 9.30 - 12-30
Saluti: Clotilde Camera, presidente AFCV; Alessandra Locatelli, Assessore alla Famiglia
Solidarietà Sociale, Disabilità e Pari Opportunità Regione Lombardia.
Interventi primo gruppo associazioni
Luciano Gualzetti - Direttore Caritas Ambrosiana
Angelo Grungo - Rappresentante del coordinamento delle Associazioni di Vigevano e della Lomellina
Barbara Gonella - Presidente AISLA Firenze
Giovanni Ferrero - CPD, Consulta per le persone in difficoltà, Torino
Il Centro Servizio per il Volontariato nel suo impegno al servizio del Terzo Settore ha più volte avuto occasione di constatare l’opportunità di una campagna di vaccinazione per i Volontari e oggi in merito ha anche inviato lettera con richiesta ufficiale alla Regione Piemonte all’indirizzo di Luigi Genesio Icardi, Assessore alla Sanità.
Una campagna di vaccinazione per i Volontari integrerebbe infatti quanto già avviene per coloro che sono impegnati nelle attività di primo soccorso e trasporto di indigenti, in particolare per quanto riguarda alcuni ambiti nevralgici come il Volontariato Socio-Assistenziale, Sanitario e di Protezione Civile. L’esigenza è stata poi espressa nelle settimane scorse anche da molte associazioni accreditate al Centro Servizi che così ha scelto di farsi carico della richiesta con le autorità competenti.
Il presidente del Centro Servizi per il Volontariato Gerardo Gatto commenta: “Durante tutto il periodo dell’emergenza sanitaria, e tuttora nella maggior parte dei casi, i Volontari hanno proseguito la propria attività, laddove fosse possibile, o hanno identificato altre opportunità per mettersi a disposizione delle persone in difficoltà, ponendosi di fatto, ancora una volta, in prima linea nel contrasto alla pandemia, ma esponendosi, al contempo, ad una probabilità maggiore di contrarre il virus, nonostante tutti i protocolli messi in atto puntualmente dagli Enti del Terzo Settore”.
Gatto spiega però anche perché una campagna di vaccinazione dedicata ai Volontari diventerebbe un’occasione per tutti: “Si avrebbe a disposizione, per le necessità connesse con il contrasto alla pandemia e per la campagna vaccinale, un gran numero di cittadini tradizionalmente disponibili a dedicarsi ad attività sociali e già adusi a donare una parte del proprio tempo. L’attivazione di una campagna a livello regionale permetterebbe infatti di organizzare un intervento organico e omogeneo sul territorio, superando eventuali iniziative locali, di cui alcune già attuate e poi magari subito interrotte nel territorio della Provincia di Torino, ambito di elezione di questo Centro Servizi”.
Pierbattista Pizzaballa, 55 anni, patriarca latino di Gerusalemme, ha commentato con Repubblica l'arrivo di papa Francesco (5-8 marzo) in Iraq, soffermandosi sulla situazione mediorientale dopo l'elezione di Biden negli Stati Uniti: «La tragedia dell'Isis ha coinvolto pesantemente i due Paesi (Iraq e Siria, ndr). La Siria, forse, è in una situazione ancora più grave dell'Iraq. Il Papa visiterà le terre e le chiese distrutte dell'Isis, che ha lasciato dietro di sé macerie fisiche e umane enormi. Visitando quei luoghi ancora solo parzialmente ricostruiti, manderà un messaggio di fiducia anche ai siriani, le cui ferite sono ancora aperte e dolorose».
A tal proposito, sull'argomento, è bene ricordare un libro di Franco Scaglia uscito per Piemme nel 2002 e vincitore del Premio Campiello: Sullo sfondo di Gerusalemme e di un difficile dialogo tra israeliani e palestinesi, Padre Matteo, notissimo archeologo francescano, si trova coinvolto casualmente in una complessa vicenda che vede protagonisti i servizi segreti israeliani, un ricchissimo uomo d'affari e un gruppo di giovani idealisti. Matteo viene incaricato dal Custode di Terra Santa, convinto fautore dell'idea di trasformare Gerusalemme in una città di pace sotto l'egida delle varie religioni, di vigilare per la riuscita del progetto. In realtà la morte misteriosa di Padre Luca, un altro archeologo francescano, rivela a Matteo che sono in gioco altri interessi e che sono in molti, forse troppi, a interessarsi del collare di Carlino, il cane di padre Luca.
Va ricordato inoltre, collegato a Franco Scaglia, che ad Alicudi, piccola isola delle Eolie, c'è la biblioteca Franco Scaglia (operativa dall'agosto del 2018), aperta anche grazie all'impegno di Angelipress, con oltre 7mila libri, tra cui edizioni rare e preziose, che appartenevano alla collezione del giornalista e scrittore, morto nel 2015, e adesso a disposizione di tutti, come regalo della moglie, l'attrice Mascia Musy, a questo scoglio che conta 70 abitanti d'inverno e 500 turisti d'estate.
Lunedì 8 marzo, alle 18.30, nella chiesa della Resurrezione a Marghera, siamo tutte e tutti invitati a partecipare alla Veglia di preghiera contro la violenza sulle donne, prevista per il 24 novembre 2020 e posticipata per la pandemia. "Questa violenza interroga anche le Chiese e pone un problema alla coscienza cristiana: la violenza contro le donne è un'offesa ad ogni persona che noi riconosciamo creata ad immagine e somiglianza di Dio, un gesto contro Dio stesso ed il suo amore per ogni essere umano": così possiamo leggere nell'"Appello ecumenico contro la violenza sulle donne", sottoscritto da cattolici, protestanti, ortodossi il 9 marzo del 2015. I cristiani in tal modo si impegnano a promuovere iniziative in campo educativo, pastorale e di testimonianza evangelica a favore della dignità della donna e per coinvolgere gli uomini nella riflessione su questo tipo di violenza. Siamo consapevoli che la violenza contro le donne fino alla forma estrema del femminicidio è ormai un'emergenza nazionale: la Veglia di lunedì 8 marzo sia l'occasione per riproporre "una fraternità concreta tra le credenti e i credenti in Cristo, per una comunione che sia sempre meno formale e sempre più sostanziale". Si invita a lasciare un posto vuoto, segnato da un indumento femminile (sciarpa, borsa, scarpe...) di colore rosso, come il sangue delle vittime, collocato in modo da attirare l'attenzione dell'assemblea durante le celebrazioni, accanto ad una scritta in cui viene precisato che avrebbe dovuto essere occupato da una donna che invece è stata vittima di violenza. Questo segno ci accompagnerà nelle nostre chiese durante tutta la Quaresima, per fare riflettere tutte e tutti e spingerci a fare qualcosa anche noi per cambiare.
l'8 marzo ci sarà il flashmob virtuale da noi lanciato con l'hashtag #NoAllaTrattaSiAllaLegalità. Vuole essere un segnale per riportare la legalità nei territori in mano alla mafia nigeriana.
Abbiamo chiesto un sostegno alle 4 ministre Lamorgese (interni), Dadone (per le politiche giovanili), Carfagna (Del Sud) e Bonetti (famiglia e politiche sociali) e abbiamo coinvolto: Dialoghi a Spoleto, CISL, UIL, UNAR, Fondazione Marisa Bellisario, Fondazione con il Sud, Gomitolo Rosa, Associazione sulle Regole, Thalita Kum, Media Duemila, La Casa di Rut Osservatorio Interreligioso sulle violenze contro le donne.
Vi aspettiamo con noi nel flashmob virtuale con un post da condividere su tutte le piattaforme a voi a disposizione (Facebook, instagram, twitter, siti web) usando il nostro hashtag dalle 11 alle 23 dell'8 marzo 2021 .
QUA LINK AGLI ARTICOLI DEL 8 MARZO:
L’IMPEGNO DELLA CISL ED IL COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE CONTRO LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI
- GomitoloRosa: L'iniziativa per la giornata internazionale della donna
La Tratta è una grave violazione dei diritti umani ed è un crimine su cui lucrano i trafficanti di esseri umani che realizzano lauti guadagni dalla vendita di donne, uomini, ragazze e ragazzi.
La Tratta rappresenta ancora oggi, purtroppo, un fenomeno diffuso in tutto il mondo. Sono oltre 40 milioni le vittime. Tra queste, il 72% sono donne, mentre il 23% sono minori. Fra le principali finalità della tratta vi sono lo sfruttamento sessuale (quasi 60%) e il lavoro forzato (34%). In questi ultimi anni il fenomeno della tratta è cambiato anche in Italia, specialmente per quanto riguarda la prostituzione coatta. Sono diminuite le donne nigeriane - i cui sbarchi sono calati drasticamente, ma il cui sfruttamento è diventato ancora più brutale in Libia - e sono aumentate le donne di altre nazionalità. Lo sfruttamento sessuale, inoltre, a causa della pandemia da Covid-19 si è ulteriormente spostato dalla strada all’indoor e online, rendendo le vittime ancora più invisibili e vulnerabili. In Italia, si stima che siano tra le 75.000 e le 120.000 le vittime, di cui il 37% ha un’età compresa tra i 13 e i 17 anni.
Siamo impegnati da anni su questo fronte sensibilizzando la popolazione a tutti i livelli sulle conseguenze gravi di questo fenomeno. Nel 2017, in particolare contro la tratta destinata allo sfruttamento sessuale, ha rilanciato questa sua azione collaborando e aderendo formalmente alla Campagna dell’Associazione Papa Giovanni XXIII “Questo è il mio corpo” contro la prostituzione, impegno che sta portando avanti su tutto il territorio nazionale, organizzando eventi e coinvolgendo personalità del mondo politico e istituzionale per una più efficace azione di contrasto, anche attraverso il contributo diretto alla realizzazione del Piano nazionale Anti tratta.
Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo, in molte occasioni, la Cisl ha formulato diverse proposte per potenziare l’opera di prevenzione e contrasto, suggerendo tra le altre cose: la riapertura di canali di ingresso regolari programmati in Italia per motivi di lavoro nonché prevedere corridoi umanitari per i richiedenti asilo al fine di arginare alla radice il traffico, lo sfruttamento, la violenza e la tratta degli esseri umani; l’estensione degli effetti della legge sul caporalato in agricoltura anche ad altri comparti come il settore del lavoro di cura, domestico e nel terziario; il monitoraggio degli effetti della L.132/2019 sulle vittime di tratta, l’applicazione dell’art. 18 del T.U. sull’immigrazione; il ripristino degli sgravi contributivi per l’assunzione di vittime di violenza di genere e l’estensione anche a quelle di tratta, nella consapevolezza che le vittime, solo attraverso un percorso di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro, possono raggiungere quella autonomia necessaria a renderle libere.
Insieme all’edilizia, alla pesca e al lavoro domestico e di cura, il settore dove è più diffuso il fenomeno è rappresentato dall’agricoltura, dove molti sono gli uomini, ma dove tantissime sono anche le donne, italiane e straniere, che vivono sulla propria pelle ciò che si rivela essere spesso un “doppio sfruttamento”, lavorativo e sessuale. Parlare di numeri e statistiche in questo caso diventa molto difficile se non addirittura impossibile. Intanto la Cisl, visto e considerato che lo scoglio più grande per la legalità resta in ogni caso la scarsa denuncia da parte delle vittime, ha pensato bene di adoperarsi da qualche anno, attraverso la creazione di un numero verde gratuito, nell’ambito della Campagna della Fai Cisl “SOS Caporalato”, per favorire e raccogliere le richieste di aiuto.
Liliana Ocmin (Responsabile Coordinamento Nazionale Donne)
Il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, risponde alle domande di Fanpage.it sui temi del momento: il neonato governo Draghi e la squadra dei ministri, la proroga – richiesta a gran voce – del blocco dei licenziamenti ma anche la grande occasione rappresentata dal Recovery fund e le riforme collegate. E poi i precari, i giovani, le donne, i migranti e i loro figli.
Creare posti di lavoro è il tema centrale, così come il blocco dei licenziamenti. E poi le donne, i giovani, il Mezzogiorno. Maurizio Landini, intervistato da Fanpage.it, spiega cosa pensa del neonato governo Draghi, della squadra dei ministri che ha scelto l'ex presidente della Bce e dei rischi che comporta una maggioranza così ampia. Il Recovery fund è un'occasione unica secondo il segretario nazionale della Cgil, ma bisogna spendere i soldi dell'Europa con criterio e con degli obiettivi ben precisi. E ancora migliorare il reddito di cittadinanza con delle politiche attive valide e promuovere una riforma fiscale che sia progressiva come vuole la Costituzione. L'attenzione che Landini chiede è per i precari, giovani e donne, e per gli ultimi. Il segretario della Cgil ha risposto alle nostre domande.
Il blocco dei licenziamenti è stata la chiave per salvare centinaia di migliaia di posti di lavoro nell’ultimo anno: perché bisogna prorogarlo fino a fine pandemia come chiedete voi e non eliminarlo subito come chiede Confindustria? E soprattutto a chi darà retta Draghi?
Bisogna prolungarlo per un tempo congruo, perché purtroppo la pandemia e l’emergenza non sono ancora concluse. Siamo pronti a discutere, ma senza il blocco dei licenziamenti corriamo il rischio di trovarci di fronte a dati molto pesanti: secondo la Banca d’Italia quello strumento ha salvato dagli 800mila al milione di posti di lavoro. Poi pensiamo che sia il momento di fare finalmente la riforma degli ammortizzatori sociali, i due strumenti devono essere accompagnati: accanto al blocco dei licenziamenti serve ad esempio incentivare l’uso dei contratti di solidarietà, anche sul piano fiscale e contributivo, sia per i lavoratori che per le imprese, che vuol dire redistribuire l’orario senza bisogno di licenziare, oppure incentivare i contratti di espansione, cioè accompagnare quelli che sono vicini alla pensione all’uscita per essere sostituiti da giovani. Bisogna andare verso una riforma universale degli ammortizzatori sociali, in modo che tutte le forme di lavoro e tutti i settori abbiano le stesse tutele e gli stessi diritti.
Temete un cambio di atteggiamento da parte del nuovo governo rispetto al Conte due in chiave liberista o comunque più attenta al sistema produttivo che ai lavoratori? Chi sta pagando e pagherà il prezzo della crisi economica causata dal Covid?
Draghi prima di andare in Parlamento ha fatto una cosa che non era mai stata fatta da nessuno, cioè ha ascoltato le parti sociali. Io mi auguro che ci sia un coinvolgimento e un confronto preventivo su tutte le scelte che devono essere fatte. Noi giudicheremo il governo naturalmente per quello che farà, ma io penso che sia suo interesse coinvolgere le parti sociali e il mondo del lavoro, perché proprio il mondo del lavoro è stato quello più colpito, i giovani, le donne, i migranti, i lavori più precari. Questa pandemia ha fatto emergere chiaramente le disuguaglianze e gli errori che c’erano prima dell'emergenza, quindi non possiamo tornare semplicemente a prima della pandemia, ma dobbiamo cambiare tutto ciò che c’è di sbagliato.
Siete soddisfatti della squadra dei ministri del governo Draghi? La presenza di ministri tecnici in ministeri chiave vi spaventa? Che ne pensa di Giorgetti al Mise?
Noi abbiamo sempre fatto i conti con i governi che il Parlamento vota e con i ministri che ci sono, e fino a prova contraria noi misureremo e giudicheremo i ministri per quello che fanno, non per quello che hanno fatto prima di andare al governo. Vista la situazione politica, noi facciamo riferimento al programma che Draghi ha presentato in Parlamento e su cui ha ottenuto la fiducia: poi giudicheremo i ministri per quello che concretamente faranno. Noi non cambiamo idea, le nostre proposte sono quelle che abbiamo presentato al Conte uno, poi quelle che abbiamo presentato al Conte due, e sono le stesse che presenteremo anche a questo governo.
Il reddito di cittadinanza rischia lo smantellamento con il governo Draghi?
Noi saremmo contrari allo smantellamento, perché l’abbiamo sempre detto: la povertà esiste, è aumentata, e tra l’altro ne ha parlato anche il professor Draghi nel suo intervento. Uno strumento come il reddito di cittadinanza va mantenuto. Poi lo si può migliorare, si può andare a vedere davvero come ha funzionato. Il limite vero, che va cambiato, sono le politiche attive del lavoro legate al reddito di cittadinanza. Non hanno funzionato e non potevano funzionare, perché il lavoro lo crei se fai gli investimenti, non è che semplicemente i centri per l’impiego creano lavoro. Se si prendono ad esempio Francia e Germania, si vede che lì centinaia di migliaia di persone lavorano in luoghi pubblici che governano questi processi, da noi non è così.
Il Recovery fund è un’occasione economica senza precedenti, con delle regole ben precise da seguire per spendere i soldi. Quali sono le priorità in cui investire?
Tre questioni dovrebbero attraversare tutti i progetti del Recovery plan: il tema per me è creare lavoro e in questo caso ogni progetto deve rispondere di quanto lavoro crea per i giovani, per le donne e nel Mezzogiorno, che sono i tre punti di grandissima sofferenza oggi. Ci sono delle scelte molto precise da fare quando si dice che c’è un problema climatico e che bisogna estendere la tecnologia digitale come diritto. Realizzare i progetti e gli obiettivi che ci dà l’Europa vuol dire superare il fossile: questo significa fare delle scelte di investimento sulle energie rinnovabili. Serve un sistema, serve una politica industriale, serve l’università, serve la formazione delle persone, serve un coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, c’è bisogno di fare sistema. Bisogna investire nella sanità pubblica non solo per fare ospedali, perché il vero problema, che è emerso durante la pandemia, è che in questi anni i tagli hanno distrutto la sanità sul territorio. Se si parla di riforma della pubblica amministrazione è il momento di fare assunzioni, superare la precarietà, introdurre competenze nuove e fare entrare giovani. Noi vogliamo dare il nostro contributo.
Intervista di
di Tommaso Coluzzi per fanpage.it