Proponiamo l'articolo uscito su https://www.artefair.it/ dove si racconta un po' il percorso e gli obbietivi raggiunti dai nostri Ladri di Carrozzelle
Ladri di carrozzelle, la storica band che trova nell’autoironia la forza di andare avanti nel diventare veri professionisti
Tutto ha inizio nell’estate 1989 in un villaggio turistico, nei pressi di Diamante nel cosentino. Un gruppo di giovani con particolari difficoltà d’agilità motorie, ma molto allegri, positivi, dinamici e soprattutto ironici scoprono di avere una gran passione in comune: l’amore per la musica. Da qui, un sogno, quello di fondare una rock band. Finite le vacanze, nel rientrare a Roma, il sogno inizia a concretizzarsi ed a prendere forma. In breve tempo danno vita al gruppo musicale ‘La banda del buco’ che per svariati motivi durerà solo un paio d’anni.
Ma il sogno è troppo bello, ed è animato da tanto amore per la vita e per la musica, che non può rimanere chiuso in un cassetto. Ed allora è proprio Paolo Falessi uno dei creatori che si rimbocca le maniche, con l’intento e il desiderio di voler ricominciare tutto da capo, e decide di riunire tutti i ragazzi della vecchia band, inserendone anche di nuovi. Tutti insieme e di comune accordo, decisero di formare un gruppo che andasse controcorrente e per tener fede a questo loro intento, iniziarono dal nome. L’idea venne a Piero, il quale, pensando a Paolo Belli, ironizzando disse: “Chiamiamolo ladri di carrozzelle, anche perché delle biciclette che ce ne facciamo?”.
Credo sia stata questa loro grande autoironia a donare al gruppo la forza di non abbattersi, soprattutto nei momenti bui e di massimo sconforto, come può essere soprattutto la perdita di un loro compagno o collaboratore per patologie gravi o pericolose, come la distrofia muscolare. Difatti con il progredire della malattia, purtroppo tante volte sono stati necessari dei nuovi inserimenti, e in seguito gli avvicendamenti sono stati costanti. Proprio per questo non esiste una formazione stabile della band, i musicisti che hanno partecipato al progetto nel corso degli anni sono stati una cinquantina.
La formazione della band cambia continuamente anche a seconda della situazione in cui i “Ladri di carrozzelle” sono impegnati. Va da un minimo di 5 ad un massimo di 15 musicisti, anche in base all’attività a cui è richiesta la loro partecipazione, che principalmente si nutre di concerti, ma ci sono anche convegni e dibattiti nelle scuole, per promuovere riflessioni sulla diversità, sul vivere la disabilità, sulla pace, sulla musica e sul potere della musica.
Diversi, diversi da chi? Il cuore nel petto batte per tutti allo stesso modo. Continuando il sogno, ricordiamo il 1° maggio del 1995, giorno in cui salirono per la prima volta sul palco. L’emozione fu tanta, anche perché la piazza era piena e dopo il primo brano, nel sentire gli applausi e il calore del pubblico, non riuscivano neanche a parlare. La felicità era qualcosa di indescrivibile e di inarrestabile, che non si poteva non vedere nei loro occhi.
Fu il loro coraggio e desiderio di voler diventare dei veri professionisti – racconta Falessi, in una delle sue interviste – che li ha condotti a raggiungere mete che non credevamo mai di poter raggiungere.
Da quella splendida esperienza, non mollarono più. Anzi, credono sempre più in se stessi, producono sette album e sei singoli e partecipano a svariati programmi televisivi come Telethon. Non lavorano solo per sé, ma molto del ricavato dei loro concerti lo donano per la realizzazione di una casa famiglia per chi, con la perdita dei propri familiari, non può autogestirsi.
Una strada sempre in salita, che li ha portati anche a partecipare nel 2017 come ospiti d’onore al Festival di Sanremo con la canzone ‘Stravedo per la vita’. Testo scritto da Paolo Falessi e dedicata a un loro componente – Piero Petrullo – che purtroppo decide di togliersi la vita. “I ladri sono l’espressione di un vasto piano la cui attività principale è quella concertistica, ma si estende e confina in attività collaterali, rientranti in un unico, ambizioso progetto: la diffusione di un’immagine nuova e insolita delle diverse abilità, attraverso la musica.”
Su Avvenire un articolo a firma Francesco Riccardi sul libro "Bruno Trentin e l'eclisse della sinistra", di Castelvecchio editore. "Nel profetico sguardo di intellettuale sui tradimenti del pensiero progressista si individuano terreni fecondi di incontro col mondo cattolico", ha scritto Riccardi.
Bruno Trentin ha riempito giorno dopo giorno – dal 1977 al 2006 – il diario della sua vita. I suoi quaderni non sono solo appunti per lavori futuri. Sono per stile e contenuto un’opera a sé e in sé compiuta, all’interno della quale l’autore riporta con cura il resoconto delle proprie vicende politiche, coi suoi dubbi più che con le sue certezze, e insieme le sue letture. Nel giugno 1994 Bruno lascia la direzione della Confederazione. Quelli che vanno dall’uscita dalla Cgil alla morte saranno per lui anni di grande elaborazione politica e culturale, culminata nella sua opera più impegnata dal punto di vista teorico, La città del lavoro, di cui i diari testimoniano le fasi sofferte della stesura. In questo volume, arricchito da una importante appendice documentaria, le parti dei diari ancora inedite che si è deciso di rendere pubbliche hanno come tema principale due filoni importanti di riflessione su Giuseppe Di Vittorio e il concetto di sindacato come soggetto politico, con la sua capacità di autonomia nutrita di progettualità.
Di seguito il link per il podcast di Bruno Trentin con Andrea Ranieri e Ilaria Romeo su Radio rai GR Parlamento:
Vi proponiamo la lettera scritta da Toni Nocchetti al presidente De Luca pubblicata su La Repubblica.
Gentile presidente De Luca, le sarei molto riconoscente se potesse dedicare qualche minuto del suo prezioso tempo a questa breve lettera.
Vorrei parlarle di un uomo di 32 anni, mi perdonerà se non utilizzerò il suo nome ma in queste circostanze proteggere la sua privacy e quella dei suoi genitori è una priorità assoluta.
Giovanni è un disabile cognitivo con una invalidità certificata del 100% che da quando ha finito la scuola è stato accolto in un centro specializzato. Giovanni è anche uno di quei disabili per i quali, nelle sue ordinanze, non era previsto l’obbligo della mascherina considerando le sue condizioni.
Giovanni, come lei può immaginare e come avrebbe fatto probabilmente anche lei, ormai non va più al centro perché la paura che potesse contagiarsi ha prevalso su altre considerazioni per i suoi anziani genitori.
Come Giovanni in Campania, forse questo lo ignora, ci sono almeno altri 35.000 disabili adulti cognitivi gravi che non hanno alcun tipo di assistenza perché vivono in famiglia. A loro chi dovrebbe pensare?
Per loro lei però aveva previsto che potessero girare senza mascherine con un accompagnatore anche nei giorni del più severo lockdown.
Era giusto.
È giusto.
Quello che dovrebbe accadere da domani, ma forse sarebbe stato più giusto dire da oggi o addirittura se vivessimo in un paese normale, da ieri, era prevedere di inserire i tanti Giovanni nelle categorie prioritarie da vaccinare.
È difficile? Si forse lo è perché in Campania i disabili (e gli anziani ) accolti in strutture convenzionate rappresentano il 10% degli “aventi diritto”.
A lei non mancano i mezzi per scoprire che, in Toscana ad esempio, le Rsa sono diffuse ubiquitariamente sul territorio e quindi i suoi ospiti risultano inclusi nel piano vaccinale regionale.
In Campania i tantissimi Giovanni vivono in casa con genitori angosciati legittimamente come lei ma con la non trascurabile differenza della totale non riconoscibilità.
Sono invisibili. Non protestano perché non hanno un sindacato o qualcuno alle spalle ma solo la consapevolezza della loro solitudine. Quando, signor presidente, ha inaugurato la stagione dei vaccini in Campania, dichiarando di voler fare da cavia e di voler dare un esempio a tutti, ero sicuro che avrebbe pensato innanzitutto a quelli come Giovanni che non hanno voce, ai suoi anziani e preoccupati genitori.
Forse lei è ancora in tempo per farlo.
Ho letto che circa 9000 cittadini campani sono stati vaccinati senza rientrare nella categoria degli operatori sanitari.
Se riuscisse a scovarne tre o quattro tra i dipendenti regionali potrebbe chiedere loro di approntare ad horas un elenco dei migliaia di Giovanni che aspetteranno altrimenti invano di essere protetti dal vaccino.
Mi creda, a volte basta poco se si riconoscono le priorità.
E lei avrebbe un ottima occasione per fare una buona azione (amministrativa ).
A trent'anni dalla morte dello scrittore siciliano, il libro di Valter Vecellio propone riflessioni” sullo Sciascia “civile”, più propriamente “politico”. Lo Sciascia che quasi sempre si tende a rimuovere, ignorare: le posizioni pubbliche di Sciascia, sempre composte, mai sguaiate o volgari, erano (anzi: sono) sempre scomode al potere, ai poteri.
L’intellettuale, scriveva Nicola Chiaromonte, «Non rappresenta nulla se non rappresenta l’individuo e la sua libertà, se non mantiene a qualun- que costo il principio stesso dell’individualità, il diritto al dubbio e alla critica, il senso del vero e del falso, il rifiuto delle menzogne inutili. In questo, la sua funzione è eminentemente sociale, solidale dei diritti di ognuno, e dei più umili: cioè dei più silenziosi e più facilmente ingannabili…». Ecco: questo è stato Leonardo Sciascia: con i suoi libri e i suoi interventi, il suo essere, il suo “fare”. Per primo, e praticamente da solo, ha saputo immortalare l’aberrazione mafiosa nella nostra letteratura e nella nostra vita civile. Ha ammonito che la legge, che la sua certezza, la certezza delle regole, l’uguaglianza di tutti, di fronte alla legge, è quanto va opposto all’“emergenza” del male, “politica” o criminale che sia.
Un Diderot siciliano che applica la ragione: più propriamente l’anticon- formismo della ragione, con lo scetticismo e insieme la partecipazione di chi osserva e sa vedere; e costantemente dedica la sua attenzione e intransigenza alle istituzioni, la sua pietà alle persone. La Giustizia come “ossessione”, impegnato in una quotidiana azione di “rottura”: di questa specie di patto tra la stupidità e la violenza che si manifesta nelle cose italiane; dell’equivalenza tra il potere, la scienza, e la morte che sembra stia per stabilirsi nel mondo.
In questo libro si parla di uno Sciascia politico, che consapevolmente “confonde” etica e politica. Uno Sciascia che non per caso si ignora e si cerca di occultare.
Questa seconda edizione è stata arricchita con interviste e testimonianze della figlia di Leonardo Sciascia, Annamaria e dei nipoti Fabrizio e Vito Catalano; dell’amico di sempre Stefano Villardo, dello scultore Maurilio Catalano, del giornalista e scrittore Matteo Collura, di Emanuele Macaluso, e di Giampiero Mughini.
Questo libro racconta il genio e la creatività italici, la capacità innata di far fronte alle difficoltà e di superarle in maniera semplice, singolare, innovativa. Intuizione? Fortuna? Impegno? Ultima chance? Passione? Abilità? Rischio? Momento giusto? Un pizzico di ciascun ingrediente ha permesso a tante imprese grandi e piccole di fronteggiare la crisi da coronavirus. Questo primo catalogo di soluzioni impresa è un antistress, un sostegno, un impulso e un personalissimo work in progress che inizia dagli spazi lasciati bianchi nel libro - per appuntare le tue idee - e prosegue in rete nel blog dedicato. Perché anche tu, come loro, puoi innovare e riuscire.
Raccolta fondi 1 dicembre 2020 - 31 gennaio 2021 - Selezionato nel bando Impatto+ di Banca Etica
Piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso https://sostieni.link/26841
L’Associazione Triciclo OdV ha avviato una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding di Produzioni dal Basso, per finanziare il progetto educativo #ecogeneration - La scuola verso una generazione ecosostenibile destinato ai bambini del secondo ciclo delle scuole primarie (8-10 anni), ai loro insegnanti e ai loro genitori.
Obiettivo del progetto è insegnare ai bambini l’importanza di rispettare e curare l’ambiente e di adottare abitudini di vita in armonia con la natura, affinché diventino protagonisti del cambiamento verso un futuro eco-sostenibile. Questa azione concorre al raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite “Entro il 2030, fare in modo che le persone abbiano in tutto il mondo le informazioni rilevanti e la consapevolezza in tema di sviluppo sostenibile e stili di vita in armonia con la natura” (Target n. 12.8 dell’Agenda 2030). La realizzazione del progetto consentirà di offrire gratuitamente a 20 classi delle scuole del torinese laboratori didattici in presenza e, a molte altre, materiali educativi digitali on line gratuiti. Il progetto nasce dall’esperienza della nostra “editoria cartonera” https://www.triciclo-onlus.org/index.php/editoria/cartonera/267-libretti-del-laboratorio-cartonero
Se si riuscirà a raccogliere almeno il 75% del totale, la banca integrerà fino al raggiungimento del budget totale di 7.500,00 euro. “Realizzando questo progetto - sottolinea il presidente Giorgio Tartara - potremo rispondere ai bisogni educativi di un numero maggiore di scuole e arricchire la nostra offerta con una più ampia gamma di prodotti digitali e di tele didattica. Nei nostri laboratori le attività di tipo operativo, come la rilegatura e la pittura delle copertine di cartone di riciclo, diventano veicolo per favorire l’apprendimento delle informazioni contenute nei testi, semplici, vivaci e accattivanti, realizzati dai nostri volontari. Il risparmio idrico, il riciclo degli scarti e della carta, la riduzione dei rifiuti e dell’uso improprio delle plastiche monouso, le nostre scelte alimentari, i mezzi di trasporto che utilizziamo per muoverci sono alcuni dei temi che i bambini potranno approfondire. Con i prodotti digitali potremo estendere i confini della nostra azione a nuovi ambiti territoriali, ma anche rispondere efficacemente ai bisogni delle scuole in momenti di emergenza come quelli originati dall’attuale pandemia”.
Per saperne di più sul progetto https://donazioni.triciclo-onlus.org/
Aiutaci a realizzare questo progetto. DONA ORA link https://sostieni.link/26841
“Molto bene il clima positivo di queste prime settimane di vaccinazione: questa forte collaborazione istituzionale è necessaria per vincere la difficile sfida contro il virus, grazie all’impegno costante del personale delle nostre strutture sanitarie”, così Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni ha commentato l’esito del vertice odierno con in ministri Speranza e Boccia ed il commissario Arcuri.
“Stiamo lavorando per garantire la massima velocità e rispettare i tempi in questa prima fase di campagna vaccinale.
Attendiamo l’arrivo del personale ulteriore che ha risposto al bando del Commissario Arcuri e continuiamo a garantire la massima disponibilità per la più efficace collocazione territoriale delle dosi vaccinali in arrivo.
Aspettiamo, con il Governo, ulteriori imminenti buone notizie sul fronte delle autorizzazioni degli altri vaccini che consentirebbero di far fronte in tempi rapidi alla vaccinazione degli ultraottantenni e poi delle restanti fasce della popolazione.
Abbiamo anche manifestato – ha proseguito Bonaccini - la nostra disponibilità a collaborare perché si possa fare un accordo quadro con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per coinvolgerli in questo importante sforzo collettivo.
Significativo che sia i ministri Speranza e Boccia che il Commissario Arcuri abbiano manifestato, anche nel corso dell’incontro odierno, gratitudine per l’impegno delle Regioni e per la dedizione encomiabile del personale sanitario impegnato in questa primissima fase. Un lavoro corale che ha fatto raggiungere al nostro Paese percentuali di vaccinazioni ragguardevoli. Andiamo avanti – ha concluso il Presidente della Conferenza delle Regioni - sulla strada della collaborazione istituzionale, stando lontano da sterili polemiche”.
Carlo Tavecchio è il nuovo presidente del Comitato Regionale Lombardia: succede a Giuseppe Baretti. L’ex presidente della FIGC è stato eletto con 380 voti superando l’altro candidato, Alberto Pasquali, che ha raccolto 366 adesioni. Eletta con lui anche Valentina Battistini, ideatrice del progetto Quarta Categoria e ospite qualche mese fa di “Insieme Con…” su Rai 1, con Paola Severini Melograni, per parlare del calcio come metafora di vita, luogo straordinario di solidarietà e dell'inclusione.
"Questa Lombardia ha bisogno di tutti. Ci aspetta una stagione di confronto. Andrò a Roma senza rivalsa, ma con la dignità che compete a una regione con 10 milioni di abitanti", ha detto Tavecchio in seguito all'elezione.
Su Interris.it sono state raccolte diverse testimonianze sull'impatto dell'emergenza sanitaria sugli handicap intellettivi rispetto a quelli motori. Eccone alcuni stralci, tra cui l'intervento di Paola Severini Melograni, direttore di Angelipress, su "emergenza e disabilità":
“Lanciamo un appello alle istituzioni affinché tengano conto di quanto l’emergenza sanitaria abbia aggravato le nostre difficoltà. Per noi il peso della pandemia è dopo. Occorre tenere conto del fatto che la disabilità non è una scelta. Ma una condizione, subita, per questioni ambientali e stili di vita che prescindono dal volere individuale. In questa pandemia l’esclusione delle Rsd (residenze per disabili) dal piano vaccini è l’ultima e più grave delle dimostrazioni di disinteresse verso il nostro disagio. Regioni e governo si rimpallano le responsabilità per questa inspiegabile esclusione", ha detto a Interris.it Antonio Massacci, che presiede nelle Marche l’onlus Anffas, l’associazione delle famiglie di disabili intellettivi.
Così invece il giornalista Marco Sabatini Scalmati, papà di Matteo, un ragazzo autistico di 13 anni, che si batte da anni per i diritti delle persone affette da autismo e per il rispetto verso i loro familiari. “In pandemia, soprattutto nel campo dell’istruzione, a fronte di un impegno generalizzato, sono però evidenti i ritardi organizzativi e la confusione nel fornire indicazioni chiare e precise. Fra le tante questioni ancora aperte vi è la gestione dei ragazzi più fragili".
Emergenza disabilità
Nel rapporto con la disabilità e la diversità, “l’Italia sta migliorando. Le reti di civiltà nel nostro Paese sono le migliori del mondo, il problema è il riconoscimento del lavoro. Abbiamo la miglior legge sulle collocazioni lavorative. Ma le aziende preferiscono pagare le sanzioni che assumere i disabili. E’ qui che si deve cambiare“, puntualizza Paola Severini Melograni, una delle figure di riferimento, anche a livello istituzionale, per il terzo settore. Fondatrice (nel 2000) e direttrice di AngeliPress, agenzia di informazione dedicata a questi temi. Oltreché creatrice e conduttrice di “O anche no” su Rai2. Il programma in onda ogni domenica alle 9 affronta i temi della diversità e della disabilità in tutti i suoi aspetti. “Sempre attraverso un approccio positivo”, evidenzia Paola Severini Melograni.
Anne De Gaulle e i diritti per la disabilità
E’ il caso, per esempio, dell’ultima puntata speciale del 2020 dedicata dal programma di Rai 2 ad Anne De Gaulle (1928-1948). La figlia del generale e statista affetta da trisomia 21. “E’ grazie ad Anne che sono state fatte una serie di iniziative in Francia. Si è aperto un comportamento virtuoso verso i disabili. E c’è stata un’analisi della realtà su queste tematiche“, sostiene Paola Severini Melograni. Dopo la morte di Anne, “Charles De Gaulle e sua moglie Yvonne, decisero di trasformare un castello della famiglia di lei, in un centro. Per ragazzi e ragazze con difficoltà psichiche e non solo”. Una vicenda ricostruita dall’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset“.
Europa dei diritti
Il biopic “De Gaulle”, con protagonista Lambert Wilson, è da poco uscito in Francia. E ha fra i punti centrali proprio la figura di Anne, nata nel periodo passato da De Gaulle in Germania .”Un Paese dove i down facevano una brutta fine. Invece, De Gaulle, che le era legatissimo, capisce quanto sia importante darle visibilità. E vede così anche la futura Europa dei diritti“. Di disabilità, chiarisce Paola Severini Melograni, “non dobbiamo parlare tanto a chi ha già la casa piena di libri e di buona musica. A chi è già formato e convinto che le persone disabili debbano avere pieni diritti. Dobbiamo raggiungere chi non è convinto. E questo lo si fa cercando di essere educatori capaci anche di affascinare”.
Realmente alla pari
Aggiunge Paola Severini Melograni: “Con la pandemia, per i disabili alcune cose sono cambiate addirittura in meglio. Ad esempio molti ragazzi con problemi motori, attraverso le lezioni online, si sono sentiti realmente alla pari con i compagni. Mentre per i ragazzi con disabilità mentali, l’isolamento del lockdown, è stato terribile. E proprio grazie al tam tam scatenato dalle famiglie e da noi, il primo Dpcm è stato cambiato”. Tutti i membri del cast del programma sociale del servizio pubblico esplorano a loro modo il tema della disabilità. Da Andrea Paris, vincitore di “Tu si che vales”, alla band “Ladri di carrozzelle“, da Stefano Disegni con le sue vignette alle scelte musicali di Federico Capranica. Fra i risultati più emozionanti ottenuti da Paola Severini Melograni con il suo gruppo di lavoro, l’apertura del Festival di Sanremo nel 2016 a Ezio Bosso. “E’ stato un momento fondamentale“, conclude.
Qui il pezzo completo: https://www.interris.it/la-voce-degli-ultimi/tenere-conto-della-diversita-di-condizioni-dalla-prima-linea-del-sostegno-ai-disabili-un-appello-alle-istituzioni/
In onda su RAI2 la seconda puntata dell'anno di O ANCHE NO, il programma sull’inclusione e la diversa abilità. Domenica 10 gennaio alle 9,15 circa e in replica venerdì 15 alle 24,55 ritornano Paola Severini Melograni con le sue interviste, le canzoni dei Ladri di Carrozzelle, Stefano Disegni con le sue strisce satiriche, Rebecca Zoe De Luca con le notizie dal mondo dell’adolescenza e il “prestigiattore” Andrea Paris.
In questa puntata abbiamo incontrato Rosanna De Sanctis, psicologa e presidente dell’Associazione d’iDee che ci presenta un bed and breakfast “speciale” a Bologna fondato sull’inclusione e che sarà gestito da giovani con sindrome di Down.
La scrittrice Zoe Rondini ci racconta il suo ultimo libro "Nata Viva".
Non poteva mancare il tradizionale appuntamento con il cooking show inclusivo. Questa volta saremo ospiti dell'Azienda Agricola Sociale Erba Regina di Frascati.
O Anche No è scritto da Maurizio Gianotti, Giovanna Scatena e Paola Severini Melograni con la regia di Davide Vavalà.
Potete comunque rivedere tutte le puntate e anche le stagioni precedenti su Raiplay.
Incontro on line per ricordare a trenta anni dalla sua scomparsa una donna che contribuì alla costruzione dell'idea di Ue.
Minerva Lab Sapienza e Noi Rete Donne organizzano una giornata di riflessione su Ursula Hirschmann, nel trentesimo anniversario della sua morte. Questo primo appuntamento - organizzato con il patrocinio del Movimento europeo e in collaborazione con l’Ufficio di collegamento in Italia del Parlamento europeo - vuole rappresentare solo il primo passo di un progetto più ampio, aperto all’interazione con altre organizzazioni e associazioni, interessate a coltivare la memoria delle ‘Madri fondatrici dell’Europa’. Figura di primo piano nella storia del processo di integrazione europea, Ursula Hirschmann è stata spesso dimenticata. Solo negli ultimi decenni il suo contributo è stato giustamente riscoperto. Ciò che ha colpito maggiormente le promotrici dell’evento in sua memoria è stato il profondo nesso intercorrente tra la sua storia e quella di altre figure, donne e uomini, rilevanti nel processo di integrazione europea. L’incontro, a lei dedicato, guarda già oltre: ci sono infatti altre donne meritevoli di menzione nel processo di integrazione europea. Ma il loro messaggio è ancora attuale? Questa domanda è stata già affrontata da alcune studiose, tra cui citiamo: Silvana Boccanfuso, biografa di Ursula Hirschmann; Maria Pia Di Nonno, promotrice di un progetto di ricerca sulle Madri Fondatrici dell’Europa e studiosa di Fausta Deshormes La Valle; Antonella Braga, studiosa di Ada Rossi e Luisa Usellini; Francesca Laicata, studiosa di Anna Siemsen; Federica Di Sarcina, studiosa dell’evoluzione storico/giuridica dei diritti delle donne europee. Minerva Lab e Noi Rete Donne credono che sia necessario sostenere l’impegno di queste studiose per salvare e riaffermare il contributo di queste donne alla storia dell’integrazione europea. E questo lo si può fare solo unendo le forze. L’evento potrà essere seguito sulla piattaforma Zoom: https://uniroma1.zoom.us/j/85104329968...
Per maggiori informazioni e per adesioni all’iniziativa: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. (per Minerva Lab Sapienza) This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. (per Noi Rete Donne)
Da sabato nelle edicole con “Il Piccolo” i lettori troveranno il libro “Sinagoghe italiane. Raccontate e disegnate”. Il volume illustrato firmato da Adam Smulevich e Pierfranco Fabris in vendita a 14,50 euro più il prezzo del quotidiano.
“Sono quarantadue le Sinagoghe che vi presentiamo. Raccontate storicamente, illustrate a colori. Tante storie di donne e uomini. Vicende, dolori e gioie hanno accompagnato la costruzione e la vita delle Sinagoghe Italiane. Dal Nord al Sud d'Italia le raccontiamo e disegniamo anche come omaggio agli Ebrei nostri fratelli maggiori. Le Sinagoghe di: Trieste, Gorizia, Venezia, Verona, Padova, Merano, Torino, Casale Monferrato, Vercelli, Alessandria, Asti, Biella, Carmagnola, Cherasco, Cuneo, Ivrea, Mondovì, Saluzzo, Milano, Mantova, Sabbioneta, Genova, Ferrara, Bologna, Modena, Parma, Carpi, Reggio Emilia, Soragna, Firenze, Livorno, Pisa, Siena, Pitigliano, Roma, Ancona, Pesaro, Senigallia, Urbino, Napoli, Trani, Palermo.”
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani intende portare con urgenza e dolore all’attenzione di tutti la tragedia umanitaria che si sta consumando lungo la rotta balcanica.
La rotta balcanica è quella strada lastricata di dolore che rappresenta per troppi uomini infelici e lontani dall’Umanità la speranza di un futuro migliore in Europa. Ogni giorno i migranti in fuga dalla guerra e dalla disperazione cercano di passare il confine in qualunque modo mettendo a repentaglio la loro vita. Dalla scorsa estate il flusso migratorio che punta in direzione dell’Unione Europea ha raggiunto cifre impressionati. Il punto più alto è stato raggiunto dopo l’incendio che ha devastato la scorsa settimana la tendopoli Camp Lipa, in Bosnia, e che ha aggravato la crisi umanitaria sulla rotta balcanica.
Nel campo divorato in poco tempo dalle fiamme, segnale del fallimento delle politiche europee, mancavano le condizioni minime per una sopravvivenza dignitosa.
Era, infatti, un luogo inadatto all’accoglienza, soprattutto nel periodo invernale, e altamente pericoloso per la vita delle persone. Inoltre, era sprovvisto di elettricità e acqua potabile. Stesse caratteristiche, queste, degli altri campi dove venivano continuamente trasferiti i migranti. Ma per chi nulla aveva era pur sempre un riparo.
Dopo l’incendio di Camp Lipa la rotta balcanica si è riempita di nuove sfortunate anime.
E così, da questo momento altri tremila migranti, intrappolati tra freddo e neve, hanno iniziato a vagare in Bosnia nel perenne tentativo di passare la vicina frontiera con la Croazia.
Tra Natale e Capodanno, quando l’Europa era protetta nel tepore delle sue case calde, in attesa del nuovo anno, si stava consumando la più grave violazione dei Diritti Umani.
Uomini figli di un Dio minore, viaggiavano con la sola forza degli stenti, sotto il gelo e la neve, lasciando giorno dopo giorno i parenti e gli amici morti lungo il cammino della speranza che non incontrava mai l’umana pietà.
Negli ultimi giorni del 2020 i reportage, gli approfondimenti e i dossier hanno consegnato al mondo questo limbo di immobilità nel cuore dell’Europa, pregno di migranti senza diritti, che non può e non deve passare inosservato perché riguarda tutto l’equilibrio sociale planetario, riguarda tutti.
“Riammessi” in Slovenia.
Già nel 2019 molti Paesi hanno scelto di ignorare la disperata richiesta del sacrosantissimo diritto internazionale di asilo politico e hanno risolto il problema coniando questa formula per negare in modo meno crudo il diritto alla protezione.
Che poi, si scrive “riammessi”, ma si legge respinti!
Respinti e spinti verso i fili spinati, verso l’inferno, verso la guerra, verso le mutilazioni, verso le percosse e le torture, verso le più inimmaginabili violenze sessuali.
Respinti e spinti verso la morte certa. La morte degli uomini sicuramente, ma anche dei Diritti Umani.
E così i figli di un Dio minore, a -11°, in fila, con caviglie rotte, ossa spezzate, occhi scavati dalla paura, con teli di fortuna addosso che non riscaldavano, ma rallentavano soltanto i movimenti di un corpo logorato dai lunghi digiuni, invece di suscitare umana pietà, hanno solo prodotto il silenzio dell’Unione europea che non riesce proprio a cogliere, nonostante la storia insegni il contrario, la chiave strategica che i Balcani sono e rappresentano.
Non isolamento, non espulsione, ma integrazione e sostegno occorrerebbero in questa delicatissima fase politica in cui l’immigrazione costituisce una delle maggiori sfide per l’Unione europea, la quale non può gestire una politica migratoria comunitaria ignorando le problematiche provenienti dai Balcani, provenienti dalla Bosnia.
E quest’ultima, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, è davvero la Lampedusa terrestre dei Balcani.
Qui non ci sono barconi al largo del Mediterraneo avvistati dalle numerose Ong sparpagliate nel Mare Nostrum, ma fittissime foreste tempestate da mine anti-uomo, maledettissima eredità della dissoluzione dell’ex Jugoslavia degli anni Novanta.
La rotta balcanica pur essendo percorsa soprattutto da siriani, afghani, pakistani, iracheni, iraniani, sa essere silente. Forse perché nessuno vuole ascoltate il suo dolore. Forse perché gli occhi dei media sono puntati sugli sbarchi che avvengono lungo le coste mediterranee, e allora i flussi migratori nei Balcani e le azioni violente da parte della polizia qualche volta sfuggono.
Il CNDDU alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni sulla rotta balcanica intende denunciare gli abusi sui rifugiati, il mancato rispetto delle norme internazionali ed europee in materia di asilo politico e la violazione continua e perpetrata dei Diritti Umani.
La Convenzione di Ginevra del 1951, firmata da 144 Stati contraenti, afferma che: “Nessun rifugiato può essere respinto verso un Paese in cui la propria vita o libertà potrebbero essere seriamente minacciate”.
Questa norma è ormai considerata di diritto internazionale consuetudinario. È opportuno che gli Stati cooperino per garantire che i diritti dei rifugiati siano rispettati e protetti.
Dalla rotta balcanica arriva un grido disperato, un grido d’aiuto rivolto al mondo.
E il mondo appartiene a tutti anche a chi soffre e cerca aiuto ed è laggiù, in fondo al baratro.
E noi in questo baratro disumano vogliamo affacciarci per guardarci dentro e provare a raccontare cosa sta succedendo, per provare a bussare a tutte le porte, per far un rumore più forte dei loro passi senza forza, sotto la neve impietosa di gennaio, sotto lo sguardo privo di Umanità di chi l’Umanità la sta distruggendo.
Prof.ssa Rosa Manco
CNDDU