Per gli operatori dell’informazione, sempre in prima linea e con sempre meno diritti – anche in questi giorni complessi in cui hanno raccontato e ancora raccontano il virus che sta cambiando le nostre vite – questa data non è solo una ricorrenza simbolica ma un momento per celebrare un giornalismo libero e un’opportunità per ricordare i tanti giornalisti che hanno subito pressioni e minacce e i tanti che ancora oggi continuano a subirle.
La Giornata mondiale della libertà di stampa serve a ricordare i giornalisti uccisi per aver cercato la verità ed è al contempo l'occasione per ribadire un impegno, istituzionale e civile, a difesa di una stampa indipendente e pluralista: perché la libertà d'informazione è la pietra angolare su cui poggia ogni democrazia”, ha detto il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all'Informazione ed Editoria, Andrea Martella.
Nel corso della giornata non solo lui è intervenuto. Così Papa Francesco in un tweet: “Nella crisi attuale abbiamo bisogno di un giornalismo libero al servizio di tutte le persone, specialmente di quelle che non hanno voce; un giornalismo che si impegni nella ricerca della verità e apra vie di comunione e di pace”.
È a partire da questi presupposti che si deve riscostruire un giornalismo purtroppo sempre meno libero e con sempre meno diritti garantiti. Un giornalismo che questa pandemia ha messo ulteriormente in ginocchio. Sono aumentate le violenze e le intimidazioni, la situazione generale della libertà di stampa nel mondo è peggiorata in questi ultimi anni ed è cresciuta l’ostilità nei confronti dei giornalisti. Nel 2019, anno in cui la lotta alle fake news si è fatta più severa, sono stati 49 gli operatori dell'informazione assassinati e molti altri minacciati e messi sotto scorta.
Su Ossigeno, un archivio che raccoglie online le storie di 30 giornalisti italiani uccisi per la verità, si possono conoscere alcune di queste storie, ma non tutte. Tante sono taciute o passano sotto traccia, nonostante dal 2006 esista anche un Osservatorio sui giornalisti minacciati e le notizie oscurate con la violenza.
Sono 4.031 i casi di minacce e intimidazioni ai cronisti negli ultimi 14 anni in Italia, con diversi casi recenti e alcuni precedenti. Tra questi anche il direttore di Angelipress Paola Severini Melograni, la quale ha subito minacce in due occasioni: il 23 aprile 2005, ritrovandosi le ruote dell’auto bruciate e il 30 aprile dello stesso anno, ricevendo orecchie di maiale mozzate in una lettera intimidatoria a casa: “La ferita inferta – ha commentato Paola Severini Melograni – è ancora aperta”. L’episodio è peraltro raccontato in “Onorevoli Wanted”, libro del 2006 di Peter Gomez e Marco Travaglio, pubblicato da Editori Riuniti.
Qui un link per approfondire la vicenda: http://www.angelipress.com/item/927-%E2%80%9Conorevoli-wanted%E2%80%9D-parlamentari-con-processi-a-carico-eletti-in-italia