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giovedì, 28 Marzo, 2024

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“In Crisi”, un articolo del professore Fabio Vettorello

In giorni (o sarebbe meglio dire mesi) di pronunciamenti di tribunali regionali, CTS, governatori regionali, e crisi di Governo eccoci a parlare della crisi che vivo da vicino, quella dei studenti. In Veneto il ritorno a scuola è ancora lontano, al momento di due settimane, e si percepisce chiaramente come a livello emotivo molti ragazzi abbiano già superato il punto di rottura. Stanchezza, demotivazione, rifiuto dello studio sono sentimenti che toccano anche l’alunno più diligente, che si trova a far fronte a una situazione in cui si sente disarmato. C’è la consapevolezza che un anno di adolescenza non si può restituire, e questo mi pare inoppugnabile. La didattica a distanza ha, a mio avviso, funzionato in termini di trasmissioni di contenuti e di novità nelle metodologie didattiche, ma ha pian piano eroso quelli che sono i motori dell’apprendimento, ovvero la motivazione verso il sapere e il rapporto umano che fornisce gli strumenti, e i compagni di viaggio, per questo cammino.

Prima delle vacanze natalizie, chiedendo se fossero contenti di tornare il 7 gennaio a scuola, molti hanno risposto che dubitavano che si sarebbe tornati in quella data e che, anche se così fosse stato, ci si sarebbe presto trovati di fronte a una nuova chiusura. Trovo particolarmente preoccupante questa sfiducia, che sa molto di disillusione, in un’età che dovrebbe piuttosto nutrirsi di speranze e pensieri positivi. Il mondo politico, ma direi il mondo adulto, si è giocato molto della propria credibilità, soprattutto per la mancanza di visione dimostrata. Nessuno nega che sia particolarmente complesso in questo momento tenere aperte le scuole, ma a pesare di più è stata la ridda di annunci, smentite poco tempestive, litigi, investimenti poco lungimiranti che si sono fatti, dando l’impressione che la scuola non sia per questo Paese una priorità. I ragazzi questo lo respirano, hanno già perso la fiducia nella politica (nell’anno in cui è diventata obbligatoria una disciplina come educazione civica forse si sarebbe potuti offrire migliori esempi istituzionali…) e in molti casi hanno anche perso la loro spensieratezza o hanno visto amplificarsi i problemi tipici dell’età.

Sono in ogni caso cresciuti troppo in fretta, privati di possibilità e di passaggi che non si possono, se non in parte recuperare, disillusi e disarmati troppo velocemente. Ma ancor più paura suscitano quelle esperienze di chi in fondo sta bene così, tranquilli nella propria camera, senza la voglia di uscire nemmeno per una passeggiata.

Nel breve periodo, anche dopo il rientro a scuola, vedremo tutte le implicazioni negative di un anno a distanza, ma sono convinto che i ragazzi, alla giusta distanza (di tempo, non più di spazio) sentiranno di essere stati dei piccoli eroi, sentiranno che la scuola non li ha abbandonati e che il tempo non si può sprecare. Nell’attesa di accompagnare i ragazzi a questa consapevolezza continuiamo a camminare al loro fianco e non potremo che ringraziarci a vicenda.

 Fontehuffingtonpost.it

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