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giovedì, 28 Marzo, 2024

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In Italia perso il 60% dei ghiacciai alpini in 150 anni

Negli ultimi 150 anni i ghiacciai alpini si sono ridotti del 60%. Questo dato è frutto dello studio condotto da Legambiente denominato “Carovana dei ghiacciai”. Il processo di de-glaciazione ha colpito soprattutto la zona delle Alpi orientali, le Alpi Giulie hanno perso il 96% del volume dei ghiacci. Mentre spostandosi verso est, nelle Alpi Marittime sono praticamente scomparsi tutti i ghiacciai; invece, nel centro delle Alpi risulta allarmante la situazione del ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia per estensione. A fare da cornice in questo critico scenario è la presenza del black carbon ad alta quota, costituito da polveri derivanti dall’inquinamento atmosferico di origine antropica proveniente da incendi e da inquinanti che arrivano dalla pianura. Questa componente contribuisce ad un più rapido scioglimento dei ghiacciai.

“Con i dati raccolti in questo report e con la campagna Carovana dei ghiacciai – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – abbiamo voluto evidenziare in maniera concreta e tangibile gli effetti che il riscaldamento climatico sta già avendo anche sul nostro Paese e sui ghiacciai alpini. Per questo occorre agire adesso e al più presto, senza perdere altro tempo, se non vogliamo che il riscaldamento climatico produca effetti devastanti e irreversibili sui territori alpini. Un appello che rilanciamo nuovamente al Governo a pochi giorni dal quinto anniversario dalla firma degli Accordi di Parigi. Occorre mettere in campo misure e politiche ambiziose sul clima con lo scopo di arrivare a emissioni nette pari a zero al 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi, ed è urgente definire approfonditi piani di gestione ed adattamento, risultato di politiche e di investimenti che sappiano valorizzare il grande lavoro di studio che si sta producendo sulla montagna al fine di tradurlo in strategie concrete volte ad aumentare la resilienza delle popolazioni e del territorio”.

L’associazione ambientalista inoltre promuove all’interno del report 12 proposte per mitigare i cambiamenti climatici in montagna:

1. Approfondire le ricerche sulle variazioni dei ghiacciai e del permafrost, sul loro comportamento futuro in relazione alle notevoli implicazioni ambientali e economiche;
2. Acquisire nuovi scenari idrologici sui bacini montani in relazione al riscaldamento climatico, per comprendere come cambierà in futuro la disponibilità idrica.
3. Rivedere la delimitazione delle zone a rischio di tutte le regioni montane secondo procedure armonizzate e sempre aggiornate, tenendo conto dei rischi indotti dai cambiamenti climatici (frane, valanghe, colate detritiche torrentizie, inondazioni, incendi …) e adeguare di conseguenza i documenti urbanistici, individuando perimetri di sicurezza sufficienti.
4. Pianificare e gestire le aree di alta quota in funzione dell’adattamento ai cambiamenti climatici con particolare attenzione ai bacini soggetti a rischi naturali legati alla trasformazione di neve, ghiaccio e permafrost, per modulare i loro possibili contributi alle inondazioni, e aumentare la resistenza delle valli montane ai fenomeni meteorologici estremi;
5. Affrontare le conseguenze economiche del riscaldamento climatico, come quelle sull’industria del turismo invernale riconoscendo la necessità di convertire progressivamente quei modelli di sviluppo che espongono i territori alla continua incertezza stagionale;
6. Considerare le regioni alpine e appenniniche come aree soggette a crescente siccità, in cui la gestione della scarsità d’acqua è una indispensabile misura di adattamento ai cambiamenti climatici, da realizzarsi potenziando la preparazione e il coordinamento a scala di bacino, anche a livello transfrontaliero;
7. Favorire il miglioramento della filtrazione naturale dell’acqua e della ricarica delle falde acquifere grazie al river restoration e a natural basic solution;
8. Sostenere un uso equo ed economico delle risorse idriche (collegando le diverse reti, trovando fonti alternative, utilizzando tecniche di efficienza e risparmio idrico) – compreso un uso più parsimonioso dell’acqua per l’innevamento artificiale nelle stazioni sciistiche;
9. Attuare strategie e piani adeguati per affrontare i sempre più numerosi conflitti relativi agli usi plurimi dell’acqua;
10. Rafforzare le sinergie fra scienza, politica e società, indispensabili per nuove forme di governance capaci di produrre nuove strategie e misure di adattamento;
11. Individuare opzioni di adattamento a breve e lungo termine per i vari settori, a partire dall’esame delle eventuali buone pratiche e misure già esistenti;
12. Promuovere percorsi di pianificazione partecipata, attività di autoprotezione e responsabilità condivise tra le popolazioni interessate per una “governance integrata” del territorio che consideri l’insieme delle risorse e dei rischi che lo contraddistinguono.

https://www.legambiente.it/carovana-dei-ghiacciai-il-primo-report-sui-ghiacciai-italiani/

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