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mercoledì, 24 Aprile, 2024

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La difficile situazione degli allievi disabili e Bes e i problemi organizzativi conseguenti al Dpcm

Secondo il Dpcm del 2 marzo, le scuole di ogni ordine e grado nelle zone rosse sono “chiuse”, nel senso che la didattica in presenza è sospesa, ma lo stesso decreto deroga sugli studenti disabili e sui cosiddetti Bes, gli allievi con bisogni educativi speciali. Per loro le scuole, valutando attentamente i singoli casi, possono rimanere aperte a svolgere lezione in presenza con i docenti preposti. La scuola ha una grande responsabilità in queste situazioni perché, come si legge nella nota MI 662 del 12 marzo di chiarimento al Dpcm, deve provvedere a contemperare “le esigenze formative dell’alunno declinate nello specifico percorso educativo individualizzato o percorso didattico personalizzato con le fondamentali misure di sicurezza richieste dal citato Dpcm a tutela del diritto alla salute”.

“Il messaggio non corretto che sta passando è che la presenza di questi alunni sia a richiesta delle famiglie. Ma non è così – chiarisce Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma – perché sono gli istituti che, tramite i propri organi collegiali, valutano quali sono gli alunni che hanno necessità inderogabile di proseguire la didattica in presenza”. E c’è tutto un discorso che sottende la questione, “perché va coinvolto nella scelta ipotetica – prosegue Costarelli – l’intero gruppo classe in cui questi ragazzi possono continuare a sperimentare l’adeguata relazione nel gruppo dei pari. E questo apre diversi problemi per gli istituti in questa fase di emergenza sul fronte organizzativo”.

Gli alunni con disabilità in Italia sono circa 215mila, secondo le ultime stime del Ministero dell’Istruzione, oltre 90mila quelli con disturbi specifici dell’apprendimento. Per l’80% dei casi sono affetti da disabilità intellettiva. Gli allievi Bes in Italia sono circa un milione. Rientrano tra i Bes gli alunni con bisogni educativi speciali non riconosciuti né “codificati” da alcuna legge. Ragazzi con disturbi del comportamento o dell’attenzione, immigrati da poco in Italia, minori con ritardi linguistici, sindrome di Asperger o un quoziente intellettivo tra 70 e 85, cioè appena sopra il limite previsto dalla normativa per l’assegnazione del sostegno (legge 104), che non rientrano nemmeno nella legge 170 per i disturbi specifici dell’apprendimento. Ma anche ragazzi che si trovano in una condizione di difficoltà socio-economica, linguistica e culturale.

La prof. Cristina Costarelli (foto) è vicepresidente dell’ANP ROMA, l’Associazione Nazionale dei Presidi (che raggruppa i capi di istituto e le più alte professionalità della scuola). E’ anche dirigente scolastica del Liceo Newton di Roma al quartiere Esquilino. Capofila della realizzazione del modello DADA (Didattica per Ambienti Di Apprendimento) nel liceo che dirige, ha aperto un percorso di forte innovazione.

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