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venerdì, 29 Marzo, 2024

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La nostra editorialista Rebecca Zoe De Luca: due pesi e due misure sui social network

Di notizie che hanno fatto tanto parlare ultimamente degli Stati Uniti d’America e della loro situazione politica, ce ne sono a ‘bizzeffe’: dalla nomina di un Vice-Presidente donna, all’irruzione a Capitol Hill, sicuramente gli USA hanno fatto parlare di sé. Fra le tante cose che hanno fatto scalpore troviamo il fatto che ben 12 giorni fa è stato definitivamente bannato da Twitter l’ormai ex-Presidente USA Donald Trump. Si sa, Trump non è di certo uno stinco di santo ed in questi anni si è fatto riconoscere più volte, non solo per l’improbabile colore dei capelli, ma anche e soprattutto per i suoi commenti alquanto stravaganti, tanto quanto il suo taglio. Trump però non è l’unico politico stravagante, sempre che così si possa definire, a utilizzare Twitter per dare sfogo a qualunque suo pensiero. Fra i tanti politici che lo utilizzano vi è l’Ayatollah Seyyed Ali Hoseyni Khamenei, semplicemente noto come Ali Khamenei, attuale guida suprema dell’Iran. Per capire meglio la situazione del paese che una volta fu il grande Impero Persiano di Ciro il Grande, bisogna tornare un po’ indietro nel tempo. Nel 1979 l’Iran, a seguito della rivoluzione in cui venne cacciato lo Scia Reza Pahlavi insieme alla famiglia, che attualmente si trova ancora in esilio, diventò una Repubblica Islamica Sciita basata sulla legge della sharia, legge coranica. Uno dei primi nomi che si associa alla Rivoluzione è quello dell’ex guida suprema iraniana Ruhollah Khomeyni che instaurò, di fatto, un regime totalitario basato sul terrore, che tutt’ora persiste. Questa piccola digressione per dire che, nonostante non se ne parli, anche Khamenei – l’attuale guida suprema in Iran – è molto attivo su Twitter e non si risparmia nel fare commenti assai ‘coloriti’; fra tanti spiccano quelli su Israele e sulla storia del popolo ebraico. Nel 2018 Khamenei ha definito Israele un tumore maligno nell’Asia occidentale che, come tale, va estirpato al più presto possibile. Ma se già questo commento non fosse abbastanza scioccante, la guida suprema non si risparmia nel fare commenti sulla storia. Nel 2014 ha infatti messo in dubbio l’esistenza dell’Olocausto, e, per rimanere in tempi più recenti, il 28 ottobre 2020, dopo l’assassinio per decapitazione del professore francese Samuel Paty, scrive tali parole: ‘Why is it a crime to raise doubts about the Holocaust? Why should anyone who writes about such doubts be imprisoned, why insulting the Prophet is allowed?’ [perché è da considerarsi un crimine il fatto di nutrire sospetti circa l’Olocausto? Perché colui che scrive di tali dubbi deve essere incarcerato, mentre insultare il Profeta è consentito?]. Pur essendo Twitter stato oscurato in Iran per tutta la popolazione – la sospensione di Internet e i social sono un’arma già utilizzata dal regime, infatti nel 2019, venne tagliata ogni forma di comunicazione con il mondo esterno per una settimana, a seguito di proteste – Khamenei, stranamente, utilizza tutt’ora questo canale social per scrivere ogni suo pensiero. Forse la vera domanda da porsi non è tanto se sia giusto o meno bannare Donald Trump da Twitter, ma capire perché esistano, in situazioni del genere, due pesi e due misure.

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