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giovedì, 28 Marzo, 2024

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L’appello di una madre sola con 5 figlie, di cui una disabile: “Non possiamo più vivere qui”

La storia di Rosy è di quelle che si insinuano dentro come il contraccolpo di un pugno secco nello stomaco. Basta guardare i numeri della sua vita per capire quanto possa essere complicata: 38 anni, 5 figlie di cui 4 minorenni e una gravemente disabile, 2 nipotini, 5 anni di vita senza un compagno.

La separazione è tuttora in corso tra molteplici criticità. Insieme a 4 delle sue figlie, in affido ai servizi sociali, vive in 40 metri quadri, rivestiti di muffa. L’appartamento si trova a Monza, al 4° piano di un edificio senza ascensore. Un muro di scale insormontabile per una mamma da sola e una figlia costretta sulla sedia a rotelle e con l’impossibilità di camminare. Il racconto di Rosy ha il sapore amaro della disperazione di chi si sente abbandonato da tutti, anche dalle istituzioni, di chi punta il dito trascinato dalla rabbia per la situazione di disagio cronica, nella quale è incastrata da oltre due anni. MBNews ha scelto di raccogliere la sua storia per offrire a Rosy e alle sue bambine un’opportunità, la spinta giusta per uscire da questo brutto incubo. Chissà che qualcuno, là fuori, non sia già pronto a tendere la sua mano.

Una casa troppo piccola e poco salubre

“Questa situazione si trascina ormai da due anni. La prima volta che ho chiesto aiuto in Comune, ho avuto un colloquio direttamente con il sindaco. Ho parlato poi con gli assessori e gli assistenti sociali, che già seguono il mio caso, ma nulla, non c’è stata ancora l’opportunità di trovare una soluzione abitativa alternativa a quella attuale. Mi hanno ripetuto diverse volte che tra le case momentanee non ne esiste una adatta alla nostra situazione. Ho chiesto anche informazioni per gli appartamenti di emergenza, ma senza successo. Prima di Natale, ho nuovamente scritto al sindaco, purtroppo però non ho ricevuto alcuna risposta”, racconta Rosy con un malcelato tono di tristezza.

“Purtroppo viviamo al quarto piano senza ascensore, ciò comporta che la mia bambina di 10 anni con paralisi cerebrale, in casa, resta sempre ancorata al divano. La carrozzina infatti, rimane all’ingresso. Non solo, la casa è pervasa da enormi aree di muffa: l’ambiente è chiaramente malsano“.

Rosy è sola anche nel gestire la routine dei trasporti delle sue figlie: primo passo accompagnare la piccola speciale al pulmino che poi la porta all’istituto Nostra Famiglia di Bovisio Parini, secondo step alle elementari e terzo alle medie. “Neanche in questo ambito sono riuscita ad avere supporto: essendo rimasta senza auto, avevo chiesto un supporto per il trasporto casa-scuola, ma nulla”.

Il grido d’aiuto

“Oggi mi chiedo come sia possibile che dinanzi a una famiglia in difficoltà con delle minori, una bimba disabile, affidate all’ente momentaneamente per una separazione complessa, nessuno senta, nessuno agisca. Chiedo a voi col mio grido d’aiuto di poter smuovere qualcosa tramite giornale”.

Dal canto loro, Comune e servizi sociali, contattati a riguardo, hanno confermato di essere a conoscenza della famiglia di Rosy e di aver preso in carico la situazione. Certo, la burocrazia da un lato e la pandemia dall’altro, con buona probabilità, avranno contribuito al protrarsi delle criticità.

La società tuttavia, non è fatta soltanto di istituzioni, ci sono anche tante realtà che si occupano instancabilmente ogni giorni di chi vive momenti in difficoltà, degli ultimi, degli emarginati. La Brianza, in questo, si è sempre dimostrata attiva e pronta a donare il proprio aiuto. Nel caso ci può contattare (direttore@mbnews.it) e saremo lieti di mettere in collegamento questa realtà con la donna. 

Speriamo accada anche questa volta, così che si possa scrivere un lieto fine a una storia così difficile. 

 

Fonte: https://www.mbnews.it/

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