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venerdì, 19 Aprile, 2024

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Librangelo: Patto di Rifioritura di Paolo Cendon

In questo periodo incerto siamo tutti costretti ad un rinnovamento. Le classi dominanti e le élites al potere sono portatrici di un consenso ondivago e magmatico, alimentato dalla rete ed intriso spesso da insensata competizione e invidia sociale. La risposta a tanti bisogni di cura non solo nell’ambito delle patologie ma anche nelle disfunzionalità, passa necessariamente per la partecipazione e l’utilizzo di strumenti programmatici rispettosi della libertà umana. L’esigenza di dimenticare l’emergenza pandemica e di individuare un porto sicuro a cui approdare e da cui staccarsi al momento giusto devono coniugarsi con il cambiamento e con l’adattamento al nuovo. In questo solco di idee si colloca il progetto di Paolo Cendon dal titolo evocativo “Rifiorire”. Si tratta di un saggio edito dall’editore Corsiero di Reggio Emilia, di carattere divulgativo nel quale l’argomento “fragilità umana” trova analisi e rimedio. Il lettore pagina per pagine scopre individui che gli sono familiari come Marilena, Vitaliano, Jennifer, o i piccoli Ignazio e Mirtilla. Accanto ai personaggi reali Cendon, colloca in maniera disincantata ed a tratti ironica gli adorati personaggi letterari come Jean Valjean di Hugo o Katiusa di Tolstoj,  quelli tratti da pellicole cinematografiche immortali (Magnifica Ossessione, Notorius, Papillon, Pickpochet ecc.) non tralasciando San Francesco d’Assisi o Maria Maddalena. Tutti personaggi che in vario modo si sono redenti, anche in senso laico, dopo aver assaggiato la polvere e l’abbandono.

Per Paolo Cendon tuttavia l’uscita dal tunnel non può avere un risvolto individualistico ma deve realizzarsi pragmaticamente attraverso un contratto tra l’individuo e lo Stato, definito: il “patto di rifioritura”. Si tratta di un accordo flessibile e personalizzato tra l’individuo bisognoso di aiuto e le strutture pubbliche con programmi concordati che trovano applicazione soprattutto nei casi di devianze e criticità soggettive transitorie. Il patto di rifioritura è posto al completamento dell’istituto dell’amministrazione di sostegno e prevede che ove il soggetto fragile (affetto da patologie psichiatriche lievi, tossicodipendente, violento, dedito all’alcolismo) non si renda conto della potenziale pericolosità dei propri atti e delle patologie cui è affetto il giudice tutelare (civile) possa incaricare l’amministratore di sostegno dotandolo di poteri strutturati per condurre l’individuo verso percorsi efficaci di cura. Nell’ambito di questa esigenza il “fragile” dovrà essere ascoltato, e ne dovranno essere rispettati i bisogni. Il concetto di cura viene quindi capovolto nel senso della partecipazione paritaria tra dell’individuo alla costruzione di un proprio percorso di recupero (sia dalla devianza e sia dalla tossicodipendenza o dalle patologie). Sia pur in forma leggera e scorrevole il saggio si pone dunque il problema della sofferenza umana individuando un rimedio evoluto e socialmente accettabile. E’ proprio la collettività – ad avviso di Paolo Cendon – che deve farsi carico del debole,  integrando le sue insicurezze e circondandolo di sostegni costruttivi che lo riportino a galla. “Un tocco di generosità può cambiare il destino di un uomo” afferma l’autore che in un passo importante dello  scritto evidenzia come la guarigione più che rappresentare un passaggio di carattere biologico verso il benessere rappresenta un fenomeno psichico ed evolutivo da scrutare con cura e comprendere in tutte le possibili sfumature.  

 

“Rifiorire” di Paolo Cendon

ed. Corsiero. 2021, € 18.

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