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giovedì, 28 Marzo, 2024

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Maria Rita Parsi su caso Denise Pipitone

Il ritorno di attenzione su Piera Maggio e sua figlia Denise Pipitone, scomparsa nel nulla il primo settembre 2004 all’età di 4 anni, mi ha fatto risalire alla mente e al cuore il rapporto con l’amatissima Mazara del Vallo, della quale sono stata nominata cittadino onorario dall’allora sindaco Nicolò Cristaldi. Prima di parlare del caso disperatissimo di Piera Maggio e del padre naturale di Denise, Piero Pulizzi, vorrei sottolineare quanto Mazara del Vallo sia una terra di frontiera e come per anni, dal 2007 ad oggi, la mia Fondazione Movimento Bambino abbia lavorato con Carmela Nazareno, della Associazione Maria SS. del Paradiso, coinvolgendo tutti i centri didattici della città. Il nostro obiettivo era quello di mobilitare i ragazzi a svolgere un’attività creativa intorno ai temi della legalità, dell’inclusione, della creatività, del pensiero bambino. Pensate che a Mazara del Vallo esiste un vicolo che si chiama appunto :“Vicolo del Pensiero bambino”, dove ci sono mattonelle dipinte dai bambini e incassate nei muri, sulle quali i bambini delle elementari e delle medie hanno potuto tracciare un loro pensiero.

Ecco, io vorrei sperare che il caso di Piera Maggio e di Denise Pipitone fosse affrontato proprio con la sensibilità, con l’empatia con il coraggio, con la voglia di trasformare il mondo che ogni bambino, se si riconosce nei familiari, nella scuola, nel sociale rappresentato dalle guide autorevoli, può esprimere, per realizzare se stesso anche nel rapporto con gli altri. Il pensiero bambino ci deve guidare dunque a comprendere che, seppure è stata resa vana la speranza dei genitori di Denise di ritrovarla nella ragazza russa che ha partecipato a quel discutibile programma televisivo per ricercare, dopo tanti anni, sua madre e ha provato la delusione di verificare che il suo gruppo sanguigno non appartiene a quello di sua madre, è importante il fatto che queste due persone possano incontrarsi. L’incontro tra una madre che da sempre ricerca una figlia e una figlia che da sempre ricerca la madre, potrebbe, infatti, compensare, per quanto parzialmente, il dolore, l’attesa, la sofferenza, la paura che ha contrassegnato gli anni di entrambe, vissuti in attesa di una soluzione al loro dramma.

Peraltro, non sempre le famiglie o le vite familiari rispecchiano quello di cui gli esseri umani hanno veramente bisogno. Molte sono le famiglie disfunzionali, molti sono i drammi che si vivono in famiglia e che, in questo caso, non hanno nemmeno potuto essere adeguatamente soccorse. Dalla copertura dei “panni sporchi che si lavano in casa”, il dramma di Piera Maggio ha portato allo scoperto una realtà familiare e sociale che è stata per lei un gran tormento. La storia di questa ragazzina russa, che è stata rapita e ha vissuto in orfanotrofio, sicuramente, poi, ne contiene un’altra altrettanto dolorosa che questo incontro potrebbe compensare, creando una famiglia del cuore. Una famiglia di persone che hanno avuto sofferenze analoghe, una famiglia che non soltanto rappresentata dal legame di consanguineità. Sappiamo bene quanti risvolti dolorosi, ambivalenti, negativi, tragici, criminali può contenere questa vicenda, ma dare l’opportunità che si costituisca un legame di solidarietà e di affetto, in attesa di qualcosa di nuovo, di importante, è decisivo e potrà veramente trasformarsi a loro vantaggio. Peraltro, quella somiglianza a cui facevo riferimento prima è talmente incredibile che ci dà certamente un messaggio: al di là dell’immagine, del volto delle persone, c’è una somiglianza nel loro tormento. E grazie a questa somiglianza si è riaperto il caso. Una somiglianza di dolore e di intenti che rimanda a una possibilità di essere affini per motivi che “non sono ma sono” quelli di una comune sofferenza.

Prof.ssa Maria Rita Parsi

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