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giovedì, 28 Marzo, 2024

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E se provassimo a ripartire dal senso di Comunità?

E’ l’interrogativo che ci siamo posti quando Angelipress ha chiesto al Centro Jobel di Trani di provare a dare il suo piccolo contributo sulla “comunità” attraverso un blog.

E’ ormai abitudine consolidata perdere e dimenticare “il perché” attribuiamo delle parole a dei pensieri a delle azioni a delle cose, trasformando, interpretando e spesso tradendo il loro senso e significato.

Per questo per cominciare a parlare di “comunità” crediamo sia necessario ricordare a noi stessi perché utilizziamo questo termine: citando l’autorevolissima Treccani “l’espressione comunità può essere ricondotta a communitas e quindi a koinonia vale a dire UNIONE (koinè), ove il singolo non ha un’esistenza indipendente dal tutto che la comunità rappresenta, il suo destino è definito all’interno dello spazio di possibilità perimetrato dalla comunità di appartenenza.”

A questo aggiungiamo la descrizione mutuata dal Dizionario Etimologico on Line (versione web del famoso Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani) che definisce la “Comunità” come “più persone che vivono in comune, sotto certe leggi e per un fine determinato”.

E’ evidente che due sono gli elementi fondanti una comunità: la persona singola e l’insieme delle persone, tenute insieme, “incollate” dal “vivere insieme”, interdipendenti, unite ma regolate “sotto certe leggi”.

Per cui essere comunità è essere persone che vivono insieme, in uno spazio, con delle regole e dei legami, in un’idea di “confine” in cui avere un “proprio”, contraddistinto da identità, senso di appartenenza.

Se questo è vero a questo punto dovremmo capire qual è lo spazio della comunità in cui viviamo: la famiglia? Il luogo di lavoro o la scuola? Il condominio o il quartiere? La Città, la Provincia o la Regione? La Nazione o il Continente? La Terra o il Sistema Solare?

Secondo il nostro punto di vista la comunità non può esistere se esclude l’idea che il suo fulcro sono le persone e la loro capacità di convivere, motivo che ci spinge a considerare che ha senso parlare di comunità nell’idea di uno spazio in cui l’unico confine è l’assenza delle persone.

Senza le persone e la loro capacità di convivere, e aggiungeremmo, di co-esistere, di sentirsi parte di un tutto, di essere ognuno interdipendente dall’altro, di appartenere non crediamo si possa parlare di comunità.

Per questo se pensiamo che esistano più comunità stiamo commettendo l’errore di non mettere più al centro le persone ma solo alcune loro caratteristiche, idee, visioni, perdendo di vista l’assunto fondamentale della comunità.

A riprova della nostra idea di comunità questo particolare momento storico ci ha dato la possibilità di comprendere come ciascuno di noi ha fondamentali, quotidiane, spesso indispensabili e inconsapevoli interconnessioni, interazioni, legami con l’intero pianeta. E perfino la muraglia cinese, il muro al confine del Messico ed ogni altra ulteriore barriera non sono stati in grado di fermare il COVID!

E allora concludiamo come abbiamo iniziato: e se provassimo a ripartire dal senso di Comunità?

Marco Pentassuglia
Coordinatore attività e servizi Centro Jobel – Trani

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